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Ovidio


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autore
brano
 
Apuleio
Della magia, 28
 
originale
 
[28] Possem equidem bono periculo uel his dictis contentus perorare: quoniam mihi pro accusationis longitudine largiter aquae superest, cedo, si uidetur, singula consideremus. atque ego omnia obiecta, seu uera seu falsa sunt, non negabo, sed perinde atque si facta sint fatebor, ut omnis ista multitudo, quae plurima undique ad audiendum conuenit, aperte intellegat nihil in philosophos non modo uere dici, sed ne falso quidem posse confingi, quod non ex innocentiae fiducia, quamuis liceat negare, tamen potius habeant defendere. primum igitur argumenta eorum conuincam ac refutabo nihil ea ad magian pertinere; dein etsi maxime magus forem, tamen ostendam neque causam ullam neque occasionem fuisse, ut me in aliquo maleficio experirentur. ibi etiam de falsa inuidia deque epistulis mulieris perperam lectis et nequius interpretatis deque matrimonio meo ac Pudentillae disputabo, idque a me susceptum officii gratia quam lucri causa docebo. quod quidem matrimonium nostrum Aemiliano huic immane quanto angori quantaeque diuidiae fuit; inde omnis huiusce accusationis obeundae ira et rabies et denique insania exorta est. quae si omnia palam et dilucide ostendero, tunc denique te, Claudi Maxime, et omnis qui adsunt contestabor puerum illum Sicinium Pudentem priuignum meum, cuius obtentu et uoluntate a patruo eius accusor, nuperrime curae meae ereptum, postquam frater eius Pontianus et natu maior et moribus melior diem suum obiit, atque ita in me ac matrem suam nefarie efferatum, non mea culpa, desertis liberalibus studiis ac repudiata omni disciplina, scelestis accusationis huius rudimentis patruo Aemiliano potius quam fratri Pontiano similem futurum.
 
traduzione
 
Potrei con piena sicurezza contentarmi di ci? che ho detto e concludere. Ma, perch? in grazia della lunga accusa, mi resta molto tempo ancora, consideriamo, se non dispiace, i singoli capi di accusa. Tutti i fatti che mi sono imputati, falsi o veri che siano, io non negher?: li confesser? come fossero avvenuti, affinch? tutta codesta gente che ? qui accorsa da ogni parte ad ascoltare, intenda apertamente che contro i filosofi non c'? accusa vera o calunniosa che essi, quantunque sia loro lecito negare, non possano respingere come pi? loro piace, sicuri della propria innocenza. Comincer? dunque col confutare i loro argomenti provando che non hanno alcun rapporto con la magia; fossi anche il pi? gran mago del mondo, dimostrer? che essi non ebbero mai n? motivo n? occasione di sorprendermi in qualche opera malefica, Tratter? della campagna di calunnie scatenata contro di me, delle lettere di mia moglie malamente lette e perfidamente interpretate, e dei mio matrimonio con Pudentilla, accettato da me per dovere e non per interesse: matrimonio che non ? a dirsi quanto sia stato a Emiliano angoscioso e tormentoso. Di l? ? nata tutta l'ira, la rabbia, la follia, che hanno mosso questo processo. Quando io ti avr? apertamente e chiaramente dimostrato tutti questi punti, allora, Claudio Massimo e tutti voi qui presenti, vi prender? a testimoni che questo ragazzo Sicinio Pudente, mio figliastro, a cui nome e per cui volere dallo zio suo sono accusato, ? stato ora ? poco strappato alla mia cura, dopo la morte di Ponziano, suo fratello maggiore di et? e migliore di costui; e, reso empiamente selvaggio contro di me e la madre sua, disertati senza mia colpa gli studi liberali, ripudiata ogni disciplina, merc? gli scellerati ammaestramenti di questo processo, sar? destinato a rassomigliare allo zio Emiliano piuttosto che al fratello Ponziano.
 

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