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autore
brano
 
Apuleio
Della magia, 51
 
originale
 
[51] Agnoscis, Maxime, rationem Platonis quantum potui pro tempore perspicue explicatam; cui ego fidem arbitratus causam diuini morbi esse, cum illa pestis in caput redu[n]dauit, haudquaquam uideor de nihilo percontatus, an esset mulieri illi caput graue, ceruix torpens, tempora pulsata, aures sonorae. [et] ceterum, quod dexterae auris crebriores tinnitus fatebatur, signum erat morbi penitus adacti; nam dextera corporis ualidiora sunt eoque minus spei ad sanitatem relinquunt, cum et ipsa aegritudini succumbunt. Aristoteles adeo in problematis scriptum reliquit, quibuscumque caducis a dextero morbus occipiat, eorum esse difficiliorem medelam. longum est, si uelim Theophrasti quoque sententiam de eodem morbo recensere; est enim etiam eius egregius liber de caducis. quibus tamen in alio libro, quem de inuidentibus animalibus conscribsit, remedio esse ait exuuias stelionum, quas uelut senium more ceterorum serpentium temporibus statutis exuant; sed nisi confestim eripias, malignone praesagio an naturali adpetentia ilico conuertuntur et deuorant. haec idcirco commemoraui, nobilium philosophorum disputata simul et libros sedulo nominaui nec ullum ex medicis aut poetis uolui attingere, ut isti desinant mirari, si philosophi suapte doctrina causas morborum et remedia nouerunt. igitur cum ad inspiciendum mulier aegra curationis gratia ad me perducta sit atque hoc et medici confessione qui adduxit ad [me et] mea ratiocinatione recte factum esse conueniat, aut constituant magi et malefici hominis esse morbis mederi, aut si hoc dicere non audent, fateantur se in puero et muliere caducis uanas et prorsus caducas calumnias intendisse.
 
traduzione
 
Riconosci, Massimo, la teoria di Platone esposta, per quanto ho potuto, chiaramente, data l'urgenza del momento. E giacch? io penso con Platone che il morbo sacro ? prodotto dall'affluire di quella peste nel capo, credo di aver avuto ragione di domandare a quella donna se avesse pesantezza di testa, torpore alla nuca, pulsazioni alle tempie e ronzio alle orecchie. E poich? essa accusava pi? frequenti ronzii all'orecchio destro, era segno questo di male assai progredito, perch? la parte destra del corpo essendo la pi? forte, lascia meno speranza di guarigione, quando essa stessa soccombe alla malattia. Aristotele, nei Problemata, lasci? scritto che gli epilettici colti in principio dal male al lato destro, si salvano pi? difficilmente. Sarebbe lungo riferire l'opinione di Teofrasto sulla medesima malattia; anche di lui esiste un eccellente libro sugli epilettici, ai quali in un altro libro sulla gelosia degli animali, indica come rimedio la pelle di cui le tarantole, alla pari degli altri rettili, si spogliano in determinate epoche, come di un vecchio abito. Bisogna per? sottrarre subito quelle spoglie perch? altrimenti o per un presentimento geloso o per istintiva appetenza, si rivoltano subito e le divorano. Ho ricordato queste opinioni di filosofi illustri e ho citato diligentemente i loro libri, lasciando volutamente da parte medici e poeti, perch? costoro smettano di stupirsi che filosofi conoscano, per necessit? della loro dottrina, le cause e i rimedi delle malattie. Concludendo: una donna ammalata fu condotta da me a scopo di cura: essendo questa cosa ben fatta sia per confessione del medico che quella donna accompagn?, sia per mio ragionamento, stabiliscano i miei avversari che o ? proprio di un mago e di un malefico uomo curare le malattie o, se questo non osano dire, confessino di avere rivolto, quanto al fanciullo e alla donna caduca, delle vane e veramente caduche calunnie.
 

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