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autore
brano
 
Apuleio
Della magia, 64
 
originale
 
[64] At tibi, Aemiliane, pro isto mendacio duit deus iste superum et inferum commeator utrorumque deorum malam gratiam semperque obuias species mortuorum, quidquid umbrarum est usquam, quidquid lemurum, quidquid manium, quidquid laruarum, oc[c]ulis tuis oggerat, omnia noctium occursacula, omnia bustorum formidamina, omnia sepulchrorum terriculamenta, a quibus tamen aeuo et merito haud longe abes[t]. ceterum Platonica familia nihil nouimus nisi festum et laetum et sollemne et superum et caeleste. quin altitudinis studio secta ista etiam caelo ipso sublimiora quaepiam uesti[ga]uit et in extimo mundi tergo stetit. scit me uera dicere Maximus, qui [?]legit in Phaedro diligenter. idem Maximus optime intellegit, ut de nomine etiam uobis respondeam, quisnam sit ille non a me primo, sed a Platone [..]nuncupatus: [?..], quisnam sit ille basileus, totius rerum naturae causa et ratio et origo initialis, summus animi genitor, aeternus animantum sospitator, assiduus mundi sui opifex, sed enim sine opera opifex, sine cura sospitator, sine propagatione genitor, neque loco neque tempore neque uice ulla comprehensus eoque paucis cogitabilis, nemini effabilis.
 
traduzione
 
A te, Emiliano, a compenso di codesta menzogna, il dio viandante del cielo e dell'inferno, attiri la maledizione degli d?i celesti e infernali, metta sempre sul tuo cammino i fantasmi dei morti e presenti in folla ai tuoi sguardi quanti vi sono e lemuri e mani e larve e tutti gli spettri notturni e gli spaventi dei roghi e i terrori delle tombe, dai quali per la tua et? e il tuo merito non sei lontano. Noi, platonica famiglia, non conosciamo che gioia e letizia e ci? che ? santo, eccelso, celeste. Per l'amore del sublime, la nostra filosofia ha fissato lo sguardo anche pi? in su del cielo e si ? arrestata all'estrema superficie del mondo. Massimo sa che io dico il vero, egli che nel Fedro legge con la dovuta attenzione ?lo spazio superceleste? e il ?tergo del mondo?. Quanto al nome, Massimo comprende bene chi sia quello che non da me, per il primo, ma da Platone fu chiamato basil?us, re: Al re di tutte le cose tutto si riferisce e tutte le cose sono per opera sua. Chi sia quel re, causa, ragione, origine prima di tutta quanta la natura, sommo creatore dell'anima, conservatore eterno degli esseri animati, assiduo artigiano del suo mondo, ma certamente artefice senza lavoro, conservatore senza sollecitudine, creatore senza generazione, non compreso n? dal tempo n? dallo spazio, n? a vicenda alcuna soggetto: e per ci? conoscibile a pochi, ineffabile a tutti. Ecco: accresco da me stesso il sospetto di magia: non ti dico, Emiliano, qual ? il re da me venerato; e se anche lo stesso proconsole me lo chiede, qual ? il mio dio, taccio ugualmente.
 

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