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autore
brano
 
Apuleio
Della magia, 87
 
originale
 
[87] ceterum nequeo in animum inducere tam stultum Aemilianum esse, ut arbitretur mihi litteras pueri et eiusdem accusatoris me[i] offuturas. Fuit et illa commenticia epistula neque mea manu scripta neque uerisimiliter conficta, qua uideri uolebant blanditiis a me mulierem sollicitatam. cur ego blandirem, si magia confidebam? qua autem uia ad istos peruenit epistula, ad Pudentillam scilicet per aliquem fidelem missa, ut in re tali accurari solet? cur praeterea tam uitiosis uerbis, tam barbaro sermone ego scriberem, quem idem dicunt nequaquam Graecae linguae imperitum? cur autem tam absurdis tamque tabernariis blanditiis subigitarem, quem idem aiunt uersibus amatoriis satis scite lasciuire? sic est profecto, cuiuis palam est: hic, qui epistulam Pudentillae Graecatiorem legere non potuerat, hanc ut suam facilius legit et aptius commendauit. Sed iam de epistulis satis dictum habebo, si hoc unum addidero: Pudentillam, quae scribserat dissimulamenti causa et deridiculi: [?.] post hasce litteras euocasse ad se filios et nurum, cum his ferme duobus mensibus conuersatam. dicat hic pius filius, quid in eo tempore sequius agentem uel loquentem matrem suam propter insaniam uiderit; neget eam rationibus uilliconum et upilionum et equisonum sollertissime subscripsisse; neget fratrem suum Pontianum grauiter ab ea monitum, ut sibi ab insidiis Rufini caueret; neget uere obiurgatum, quod litteras, quas ad eum miserat, uulgo circumtulisset nec tamen bona fide legisset; neget post ista quae dixi matrem suam mihi apud uillam iam pridem condicto loco nubsisse.
 
traduzione
 
D'altra parte non posso immaginarmi Emiliano tanto sciocco da credere possa danneggiarmi la lettera di un ragazzo che ? inoltre mio accusatore. Ma c'? ancora una lettera, falsa, non scritta di mia mano, messa insieme senza verosimiglianza, con la quale volevano far apparire la donna sollecitata dalle mie blandizie. Perch? dovevo ricorrere alle biandizie, se potevo disporre della magia? E per quali vie pot? giungere alle mani di costoro una lettera mandata a Pudentilla, naturalmente per mezzo di fidata persona, come si ha cura di fare in tali circostanze? E perch? poi avrei scritto con errori, in un linguaggio tanto barbaro, io che, siccome essi stessi dicono, m'intendo un poco di lingua greca? E finalmente perch? avrei dovuto stuzzicare la donna con lusinghe cos? assurde e grossolane, mentre essi stessi decantano il mio gusto nelle procaci galanterie poetiche? Cos? ? certamente: la cosa ? manifesta a chiunque: costui, che non ha saputo leggere la lettera di Pudentilla, scritta in miglior greco, ha potuto leggere con pi? scioltezza ed efficacia questa lettera, in quanto era sua. Ma ora basta con le lettere. Mi si consenta una sola osservazione. Pudentilla che aveva scritto ironicamente e per beffa: ?Vieni dunque da me, finch? conservo la ragione?, dopo questa lettera chiam? a s? i figli e la nuora e convisse con loro circa due mesi. Dica questo pietoso figliuolo se egli abbia visto allora la madre sua operare e ragionare male per pazzia; neghi che lei abbia riveduto e sottoscritto con la massima accortezza i conti degli affittuar?, dei pastori, degli stallieri; neghi che suo fratello Ponziano sia stato da lei gravemente ammonito perch? si guardasse dalle insidie di Rufino; neghi ch'egli sia stato meritamente biasimato per aver portato in giro e aver letto in malafede una lettera che la madre gli aveva mandato: e dopo questo, neghi che la madre sua si ? con me sposata in una casa di campagna, come si era da un pezzo convenuto. Si era deciso cos?, di sposarci in una villa del suburbio, per evitare che la gente accorresse di nuovo ai regali, dopo che Pudentilla aveva gettato via al popolo cinquantamila sesterzi, il giorno in cui Ponziano prese moglie e questo ragazzo vest? la toga; inoltre si era voluto fare a meno dei tanti banchetti e fastid? che per lo pi?, secondo l'usanza, i mariti novelli devono patire.
 

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