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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 17
 
originale
 
[XVII] Tacentibus adhuc nobis et ad neutram partem adsentationem flectentibus intravit ipsa, una comitata virgine, sedensque super torum meum diu flevit. Ac ne tunc quidem nos ullum adiecimus verbum, sed attoniti expectavimus lacrimas ad ostentationem doloris paratas. Vt ergo tam ambitiosus detonuit imber, retexit superbum pallio caput, et manibus inter se usque ad articulorum strepitum constrictis: "Quaenam est, inquit, haec audacia, aut ubi fabulas etiam antecessura latrocinia didicistis? Misereor mediusfidius vestri; neque enim impune quisquam quod non licuit, aspexit. Vtique nostra regio tam praesentibus plena est numinibus, ut facilius possis deum quam hominem invenire. Ac ne me putetis ultionis causa huc venisse; aetate magis vestra commoveor quam iniuria mea. Imprudentes enim, ut adhuc puto, admisistis inexpiabile scelus. Ipsa quidem illa nocte vexata tam periculoso inhorrui frigore, ut tertianae etiam impetum timeam. Et ideo medicinam sommo petii, iussaque sum vos perquirere atque impetum morbi monstrata subtilitate lenire. Sed de remedio non tam valde laboro; maior enim in praecordiis dolor saenit, qui me usque ad necessitatem mortis deducit, ne scilicet iuvenili impulsi licentia quod in sacello Priapi vidistis vulgetis, deorumque consilia proferatis in populum. Protendo igitur ad genua vestra supinas manus, petoque et oro ne nocturnas religiones iocum risumque faciatis, neve traducere velitis tot annorum secreta, quae vix mille homines noverunt."
 
traduzione
 
17 Mentre noi ce ne stiamo a bocca chiusa senza azzardarci a prendere posizione, lei entra accompagnata da una ragazzina, si siede sul mio letto e attacca a piangere come una fontana. Noi continuiamo a tacere e aspettiamo increduli che la finisca con tutte quelle lacrime che si era preparata per simulare un grande dolore. Quando finalmente quel diluvio da sceneggiata si smorza, la donna si toglie il velo scoprendo un volto indignato e, stropicciandosi le mani fino a far scrocchiare le giunture, dice: ?Che razza di sfrontatezza ? mai la vostra! E dove avete imparato questi numeri da balordi che superano di gran lunga quelli teatrali? Provo pena per voi, dio solo sa quanto, perch? nessuno ha mai assistito a cerimonie di culto proibite passandola liscia. In ogni modo, il nostro territorio ? cos? affollato di numi tutelari, che in giro ? pi? facile trovare un dio che un uomo. Ma non crediate che sia venuta qua per vendicarmi. Mi ha toccato pi? la vostra giovane et? che non l'offesa subita, perch? ho l'impressione che sia stata l'imprudenza a farvi commettere un sacrilegio tanto imperdonabile. Quella notte ebbi dei brividi di freddo tanto preoccupanti da farmi temere un attacco di febbre terzana. Cos? cercai rimedio nel sonno e mi fu ordinato di cercarvi e di smorzare l'assalto della malattia ricorrendo a un ingegnoso espediente. Ma al momento non ? il rimedio la mia pi? grossa preoccupazione: mi spezza il cuore un dolore ben pi? grande che finir? per togliermi la vita, e cio? la paura che voialtri, giovani e irresponsabili come siete, andiate a raccontare in giro quel che avete visto nel santuario di Priapo, e diate in pasto alla gente i segreti propositi degli d?i. Per questo mi inginocchio davanti a voi con le mani tese, chiedendovi e supplicandovi di non mettere in burla i riti notturni, e di non rivelare segreti tanto antichi, di cui sono venuti a conoscenza s? e no un migliaio di uomini?.
 

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