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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 26
 
originale
 
[XXVI] Iam Psyche puellae caput involverat flammeo, iam embasicoetas praeferebat facem, iam ebriae mulieres longum agmen plaudentes fecerant, thalamumque incesta exornaverant veste. Tum Quartilla quoque iocantium libidine accensa et ipsa surrexit, correptumque Gitona in cubiculum traxit. Sine dubio non repugnaverat puer, ac ne puella quidem tristis expaverat nuptiarum nomen. Itaque cum inclusi iacerent, consedimus ante limen thalami, et in primis Quartilla per rimam improbe diductam adplicuerat oculum curiosum, lusumque puerilem libidinosa speculabatur diligentia. Me quoque ad idem spectaculum lenta manu traxit, et quia considerantium haeserant vultus, quicquid a spectaculo vacabat, commovebat obiter labra et me tamquam furtivis subinde osculis verberabat. <. . .> Abiecti in lectis sine metu reliquam exegimus noctem. <. . .> Venerat iam tertius dies, id est expectatio liberae cenae, sed tot vulneribus confossis fuga magis placebat quam quies. Itaque cum maesti deliberaremus quonam genere praesentem evitaremus procellam, unus servus Agamemnonis interpellavit trepidantes et: "Quid? vos, inquit, nescitis hodie apud quem fiat? Trimalchio, lautissimus homo. Horologium in triclinio et bucinatorem habet subornatum, ut subinde sciat quantum de vita perdiderit!" Amicimur ergo diligenter obliti omnium malorum et Gitona libentissime servile officium tuentem iubemus in balneum sequi.
 
traduzione
 
26 Psiche aveva gi? avvolto la testa della ragazzina nel velo nuziale rosso porpora, il culattone ci stava gi? facendo strada con la torcia in mano, e le donne, ubriache com'erano, applaudivano schierate in fila, mentre sul letto avevano gi? sistemato la coperta destinata allo stupro. Quartilla allora, pi? infoiata ancora da quella messinscena, si alza anche lei, afferra Gitone per mano e lo trascina in camera. A dir la verit? la cosa non fa granch? schifo al ragazzo, n? sembra che la bimbetta si spaventi a sentir parlare di nozze. Cos?, mentre i due si buttano a letto dopo esser stati chiusi dentro, noi ci sediamo di fronte alla porta della stanza, e Quartilla ? la prima che, ficcando il suo occhio vizioso in un foro praticato apposta, spia con morbosa curiosit? i giochetti dei due poppanti. Poi, con tocchi sinuosi, spinge anche me a contemplare quello spettacolo, ma, siccome cos? facendo ci sfioriamo la faccia, lei - non appena la scenetta ha un attimo di tregua - sporge in quell'attimo le labbra e come di nascosto mi slinguazza furtiva la bocca a colpi di baci. * Buttati sui letti, passiamo il resto della notte senza nulla temere. * Arriva il terzo giorno, cio? quello che noi aspettiamo per partecipare alla cena d'addio. Solo che, rotti com'eravamo in tutto il corpo, l'idea di alzare i tacchi ci andava pi? a genio che la prospettiva di starcene l? a poltrire. Cos?, mentre discutiamo mogi mogi su quale sia il modo migliore per evitare la tempesta che c'? nell'aria, arriva a liberarci da ogni perplessit? un servo di Agamennone che ci interpella: ?Come? Ma allora non sapete da chi si va oggi! Da Trimalcione, uno che scoppia di soldi, e in sala da pranzo ha un orologio e un trombettiere, piazzato l? apposta per ricordargli via via quanto tempo della sua vita se n'? andato?. A queste parole, scordandoci di tutti i nostri guai, ci intabarriamo per bene e ordiniamo a Gitone - ben felice di recitare la parte dello schiavo - di venire con noi alle terme.
 

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