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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Petronio
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Satiricon, 30
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originale
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[XXX] Non licebat considerare. Nos iam ad triclinium perveneramus, in cuius parte prima procurator rationes accipiebat. Et quod praecipue miratus sum, in postibus triclinii fasces erant cum securibus fixi, quorum imam partem quasi embolum navis aeneum finiebat, in quo erat scriptum:
C. POMPEIO TRIMALCHIONI SEVIRO AVGVSTALI CINNAMVS DISPENSATOR.
Sub eodem titulo et lucerna bilychnis de camera pendebat, et duae tabulae in utroque poste defixae, quarum altera, si bene memini, hoc habebat inscriptum:
III ET PRIDIE KALENDAS IANVARIAS C. NOSTER FORAS CENAT,
altera lunae cursum stellarumque septem imagines pictas; et qui dies boni quique incommodi essent, distinguente bulla notabantur.
His repleti voluptatibus cum conaremur in triclinium intrare, exclamavit unus ex pueris, qui super hoc officium erat positus: "Dextro pede!" Sine dubio paulisper trepidavimus, ne contra praeceptum aliquis nostrum limen transiret.
Ceterum ut pariter movimus dextros gressus, servus nobis despoliatus procubuit ad pedes ac rogare coepit, ut se poenae eriperemus: nec magnum esse peccatum suum, propter quod periclitaretur; subducta enim sibi vestimenta dispensatoris in balneo, quae vix fuissent decem sestertiorum. Retulimus ergo dextros pedes, dispensatoremque in atrio aureos numerantem deprecati sumus ut servo remitteret poenam. Superbus ille sustulit vultum et: "Non tam iactura me movet, inquit, quam neglegentia nequissimi servi. Vestimenta mea cubitoria perdidit, quae mihi natali meo cliens quidam donaverat, Tyria sine dubio, sed iam semel lota. Quid ergo est? dono vobis eum."
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traduzione
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30 Ma non era davvero possibile star l? a osservare tutta quella roba
Eravamo ormai in prossimit? della sala da pranzo, dove un sovrintendente stava facendo dei conti. Ma a colpirmi fu soprattutto un particolare: sugli stipiti della sala erano inchiodati dei fasci con tanto di scuri, che sulla punta terminavano in una specie di rostro di nave in bronzo, su cui era incisa la frase: ?A G. Pompeo Trimalcione, seviro Augustale, il tesoriere Cinnamo?. Al di sotto di quella scritta c'era una lampada a due becchi appesa al soffitto e, ai lati, fissate ai battenti, due tavole, in una delle quali, se non ricordo male, si leggeva: ?Il 30 e il 31 di dicembre il nostro Gaio cena fuori?. Sull'altra erano invece dipinti il corso della luna nel cielo e le immagini di sette pianeti, mentre una borchia distingueva i giorni fortunati da quelli disgraziati.
Imbottiti come siamo da queste meraviglie, non appena cerchiamo di entrare nella sala da pranzo, ecco che uno schiavetto, che era l? proprio per questo, esclama: ?Col piede destro!?. Sinceramente siamo un po' preoccupati all'idea che qualcuno di noi varchi la soglia senza rispettare quell'indicazione. Poi, mentre alziamo tutti insieme all'unisono il piede destro, uno schiavo completamente nudo si viene a buttare ai nostri piedi e attacca a supplicarci di fargli togliere il castigo che gli era stato inflitto per una colpa in effetti non troppo grave (alle terme gli avevano rubato i vestiti del tesoriere che valevano a malapena sei sesterzi) e per la quale adesso rischiava grosso. Allora noi tiriamo indietro il piede destro, e supplichiamo il tesoriere impegnato a contare monete d'oro nell'atrio di perdonare quello schiavo. Ma il tipo ci guarda con faccia piena di boria e fa: ?Non ? tanto il danno subito a darmi fastidio, quanto piuttosto la negligenza di questo buono a nulla di un servo. Ha perso un completino da sera che mi era stato regalato da un cliente per il mio compleanno. E anche se l'avevo gi? fatto lavare una volta, era pur sempre della roba di Tiro. Ma insomma, che cosa volete? Ma s?, prendetevelo pure?.
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