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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 43
 
originale
 
[XLIII] Molestus fuit, Philerosque proclamavit: "Vivorum meminerimus. Ille habet, quod sibi debebatur: honeste vixit, honeste obiit. Quid habet quod queratur? Ab asse crevit et paratus fuit quadrantem de stercore mordicus tollere. Itaque crevit, quicquid crevit, tanquam favus. Puto mehercules illum reliquisse solida centum, et omnia in nummis habuit. De re tamen ego verum dicam, qui linguam caninam comedi: durae buccae fuit, linguosus, discordia, non homo. Frater eius fortis fuit, amicus amico, manu plena, uncta mensa. Et inter initia malam parram pilavit, sed recorrexit costas illius prima vindemia: vendidit enim vinum quantum ipse voluit. Et quod illius mentum sustulit, hereditatem accepit, ex qua plus involavit quam illi relictum est. Et ille stips, dum fratri suo irascitur, nescio cui terrae filio patrimonium elegavit. Longe fugit, quisquis suos fugit. Habuit autem oracularios servos, qui illum pessum dederunt. Nunquam autem recte faciet, qui cito credit, utique homo negotians. Tamen verum quod frunitus est, quam diu vixit. cui datum est, non cui destinatum. Plane Fortunae filius. In manu illius plumbum aurum fiebat. Facile est autem, ubi omnia quadrata currunt. Et quot putas illum annos secum tulisse? Septuaginta et supra. Sed corneolus fuit, aetatem bene ferebat, niger tanquam corvus. Noveram hominem olim oliorum, et adhuc salax erat. Non mehercules illum puto domo canem reliquisse. Immo etiam puellarius erat, omnis Minervae homo. Nec improbo, hoc solum enim secum tulit."
 
traduzione
 
43 Il tipo cominciava a seccare, tanto che Filerote salta su e dice: ?E i vivi dove li mettiamo? Quel tale ha avuto ci? che si meritava: ha vissuto bene e bene ? morto. Che ha da lagnarsi? ? venuto su dal nulla ed era pronto a raccattare coi denti una moneta nel pieno della merda. E cos? ? cresciuto come ? cresciuto, che sembrava un favo. E santiddio mi sa che ha lasciato centomila sesterzi tranquilli, e tutti sull'unghia. Eppure, volete sapere come stanno davvero le cose? Ve lo dico io che non ho peli sulla lingua: era un cafone, una mala lingua, un rissoso di natura, mica un uomo. Suo fratello, lui s? che c'aveva le palle, un vero amico con gli amici, generoso e con la tavola sempre imbandita. All'inizio non gli and? per il verso giusto, poi si rimise in sesto con la prima vendemmia, perch? riusc? a vendere il vino a quanto voleva lui. Ma quello che lo rimise del tutto in carreggiata fu un'eredit? dalla quale sgraffign? pi? di quanto gli toccasse. Ma da deficiente qual era and? poi a litigare col fratello, lasciando tutta la sua fortuna a non so quale figlio di nessuno. Chi pianta in asso la sua gente finisce a rotoli. Aveva dei servi che considerava oracoli, e quelli lo aiutarono a finire sul lastrico. Chi fa in fretta a fidarsi del prossimo, finisce che non combina niente di buono, specie se ? nel ramo degli affari. Ma una cosa ? certa: finch? visse, se la spass? alla grande... chi ha avuto, e non chi avrebbe dovuto avere. Era davvero nato con la camicia. In mano sua il piombo diventava oro (che poi ? uno scherzo, se tutto gira alla perfezione). E quanti anni credete che avesse? Settanta e rotti. Ma era fatto di ferro, e se li portava bene gli anni, nero come un corvo. Io lo conoscevo dalla notte dei tempi, ma era ancora attivo sessualmente. E mi sa che in casa sua non risparmiasse nemmeno la cagna. E andava anche coi ragazzini, non si tirava mai indietro. Non gli do mica torto: in fondo questa ? la sola cosa che si sia portato dietro con s??.
 

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