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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Petronio
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Satiricon, 52
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originale
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[LII] "In argento plane studiosus sum. Habeo scyphos urnales plus minus <. . . videtur> quemadmodum Cassandra occidit filios suos, et pueri mortui iacent sic uti vivere putes. Habeo capidem quam reliquit patronorum unus, ubi Daedalus Niobam in equum Troianum includit. Nam Hermerotis pugnas et Petraitis in poculis habeo, omnia ponderosa; meum enim intelligere nulla pecunia vendo."
Haec dum refert, puer calicem proiecit. Ad quem respiciens Trimalchio: "Cito, inquit, te ipsum caede, quia nugax es." Statim puer demisso labro orare. At ille: "Quid me, inquit, rogas? Tanquam ego tibi molestus sim. Suadeo, a te impetres, ne sis nugax." Tandem ergo exoratus a nobis missionem dedit puero. Ille dimissus circa mensam percucurrit. Et "Aquam foras, vinum intro " clamavit . Excipimus urbanitatem iocantis, et ante omnes Agamemnon, qui sciebat quibus meritis revocaretur ad cenam. Ceterum laudatus Trimalchio hilarius bibit et iam ebrio proximus: "Nemo, inquit, vestrum rogat Fortunatam meam, ut saltet? Credite mihi: cordacem nemo melius ducit".
Atque ipse erectis super frontem manibus Syrum histrionem exhibebat concinente tota familia: "madeia perimadeia." Et prodisset in medium, nisi Fortunata ad aurem accessisset; et credo, dixerit non decere gravitatem eius tam humiles ineptias. Nihil autem tam inaequale erat; nam modo Fortunatam suam , revertebat modo ad naturam.
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traduzione
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52 Personalmente sono un grande appassionato di argenteria. Di boccali grandi come urne ne avr? su per gi? un centinaio... con sopra scolpita la storia di Cassandra che uccide i figli e tutti quei bambini morti lunghi distesi, che li diresti vivi tanto son fatti bene. E poi ho anche un vaso che mi ha lasciato in eredit? il mio padrone, dove Dedalo rinchiude Niobe nel cavallo di Troia. Le battaglie di Ermerote e Petraite ce l'ho invece sui bicchieri, che sono tutta roba massiccia. Me ne intendo io, e la mia competenza non ho intenzione di venderla nemmeno per tutto l'oro del mondo?.
Mentre ci rifila questo elenco di roba, un ragazzo lascia cadere una coppa. E Trimalcione, girandosi verso di lui, gli ordina: ?Prenditi immediatamente a schiaffi da solo, inetto che non sei altro?. Il ragazzo abbassa la testa e attacca subito a implorarlo. E lui: ?Ma perch? mi preghi? Nemmeno se fossi io a procurarti guai. Dammi retta, ? te stesso che dovresti implorare, di non essere sempre con la testa tra le nuvole!?. E alla fine, supplicato anche da tutti noi, lascia andare il ragazzo che, per la gioia di esser stato graziato, si mette a correre intorno al tavolo...
?Fuori l'acqua e dentro il vino? esclama Trimalcione...
Gradiamo tutti quest'altra sua facezia, e soprattutto Agamennone, che ormai aveva capito con quali meriti si potesse rimediare un'altra abbuffata. E Trimalcione, a sentirsi lodare, riprende a bere di gusto e, ormai mezzo ubriaco, dice: ?Possibile che nessuno di voi chieda alla mia Fortunata di farci danzare? Fidatevi di me: nessuno al mondo balla il cordace meglio di lei?.
Ed ecco che lui stesso, tenendo le mani alzate sopra la testa, si mette a imitare l'attore Siro, mentre tutta la servit? lo accompagna intonando in coro Madeia, Perimadeia. E si sarebbe andato a esibire al centro della sala, se Fortunata non gli avesse sussurrato qualcosa all'orecchio. Presumo gli avesse detto che stupidaggini di quel genere non si addicevano a un uomo del suo rango. Mai vista per? tanta instabilit? di umore: un attimo era quasi in soggezione di fronte alla sua Fortunata, e un attimo dopo si lasciava di nuovo trascinare dall'istinto.
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