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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 67
 
originale
 
[LXVII] "Sed narra mihi, Gai, rogo, Fortunata quare non recumbit? -- Quomodo nosti, inquit, illam, Trimalchio, nisi argentum composuerit, nisi reliquias pueris diviserit, aquam in os suum non coniciet. -- Atqui, respondit Habinnas, nisi illa discumbit, ego me apoculo." Et coeperat surgere, nisi signo dato Fortunata quater amplius a tota familia esset vocata. Venit ergo galbino succincta cingillo, ita ut infra cerasina appareret tunica et periscelides tortae phaecasiaeque inauratae. Tunc sudario manus tergens, quod in collo habebat, applicat se illi toro, in quo Scintilla Habinnae discumbebat uxor, osculataque plaudentem: "Est te, inquit, videre?" Eo deinde perventum est, ut Fortunata armillas suas crassissimis detraheret lacertis Scintillaeque miranti ostenderet. Vltimo etiam periscelides resolvit et reticulum aureum, quem ex obrussa esse dicebat. Notavit haec Trimalchio iussitque afferri omnia et: "Videtis, inquit, mulieris compedes: sic nos barcalae despoliamur. Sex pondo et selibram debet habere. Et ipse nihilo minus habeo decem pondo armillam ex millesimis Mercurii factam." Vltimo etiam, ne mentiri videretur, stateram iussit afferri et circulatum approbari pondus. Nec melior Scintilla, quae de cervice sua capsellam detraxit aureolam, quam Felicionem appellabat. Inde duo crotalia protulit et Fortunatae invicem consideranda dedit et: "Domini, inquit, mei beneficio nemo habet meliora. -- Quid? inquit Habinnas, excatarissasti me, ut tibi emerem fabam vitream. Plane si filiam haberem, auriculas illi praeciderem. Mulieres si non essent, omnia pro luto haberemus; nunc hoc est caldum meiere et frigidum potare." Interim mulieres sauciae inter se riserunt ebriaeque iunxerunt oscula, dum altera diligentiam matris familiae iactat, altera delicias et indiligentiam viri. Dumque sic cohaerent, Habinnas furtim consurrexit, pedesque Fortunatae correptos super lectum immisit. "Au! au!" illa proclamavit aberrante tunica super genua. Composita ergo in gremio Scintillae indecentissimam rubore faciem sudario abscondit.
 
traduzione
 
67 ?Ma dimmi un po', Gaio, te ne prego, com'? che Fortunata non ? della partita??. ?Come? Non lo sai? gli risponde Trimalcione ?che quella, finch? non ha rimesso a posto tutta l'argenteria e distribuito gli avanzi ai servi, non butta gi? nemmeno una goccia d'acqua??. ?Va bene? incalza Abinna, ?ma se lei non si fa vedere, io alzo le chiappe e tolgo il disturbo?. E aveva gi? fatto il gesto di alzarsi, quando, su ordine del padrone, tutta la servit? si mette a chiamare Fortunata quattro volte e pi?. Cos? lei arriva, con il vestito tenuto su da una cintura giallina che le si vedeva sotto la tunica color ciliegia, i cerchietti intrecciati alle caviglie e gli stivaletti dorati. Allora, asciugandosi le mani con un fazzoletto che aveva al collo, si va a sdraiare accanto a Scintilla, la moglie di Abinna, e mentre questa batte le mani, la sbaciucchia dicendo: ?Te, beato chi ti vede!?. Tra un discorso e l'altro, si arriva al punto che Fortunata si sfila i braccialetti dalle braccia grassissime e li mostra a Scintilla tutta presa dalla cosa. Poi si toglie anche i cerchietti dalle caviglie e la reticella da capelli che a sua detta era di oro puro. Trimalcione segue la scena e poi, alla fine, si fa portare il tutto dicendo: ?Ecco qua le catene delle donne! E noi, baccal?, ci facciamo ripulire fino all'osso. Questo qui mi sa che pesa almeno sei libbre e mezzo. Per? un bracciale da dieci libbre ce l'ho anch'io, che me lo son fatto fare coi millesimi di Mercurio?. Poi, per far vedere che non raccontava frottole, si fa portare una bilancia e pretende che i commensali se la passino per verificare il peso del bracciale. Ma Scintilla non ? da meno, perch? si toglie dal collo un astuccio in oro da lei chiamato Felicione e ne estrae due orecchini che porge a Fortunata, dicendole: ?Questi sono un regalo del mio signor marito che di pi? belli non ce ne sono?. ?Sfido io!? sbotta Abinna. ?Per farti comprare quegli affari di vetro, mi hai portato via anche la camicia! Stai pur certa che se avessi una figlia, le taglierei i lobi delle orecchie. Se non ci fossero le donne, ti tirebbero dietro la roba. E invece, guarda un po', ci tocca pisciare caldo e bere freddo?. Intanto le due donne, toccate nel vivo, mezze brille com'erano gi?, se la ridono e si sbaciucchiano, mentre una elogia il suo impegno di madre di famiglia, e l'altra si lamenta delle scappatelle del marito e di quanto lui la trascuri. E mentre se ne stanno cos? appiccicate, Abinna, senza farsi vedere, si alza e tira Fortunata per i piedi, facendola finire lunga e distesa sul letto. ?O porca...? urla quella con il vestito che svolazza fin sopra le ginocchia. Poi per? si ricompone e si va a buttare tra le braccia di Scintilla, nascondendosi con il fazzoletto la faccia resa ancora pi? volgare dal rossore.
 

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