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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 68
 
originale
 
[LXVIII] Interposito deinde spatio cum secundas mensas Trimalchio iussisset afferri, sustulerunt servi omnes mensas et alias attulerunt, scobemque croco et minio tinctam sparserunt et, quod nunquam ante videram, ex lapide speculari pulverem tritum. Statim Trimalchio: "Poteram quidem, inquit, hoc fericulo esse contentus; secundas enim mensas habetis. si quid belli habes, affer". Interim puer Alexandrinus, qui caldam ministrabat, luscinias coepit imitari clamante Trimalchione subinde: "Muta!". Ecce alius ludus. Servus qui ad pedes Habinnae sedebat, iussus, credo, a domino suo proclamavit subito canora voce: Interea medium Aeneas iam classe tenebat. . . Nullus sonus unquam acidior percussit aures meas; nam praeter errantis barbariae aut adiectum aut deminutum clamorem, miscebat Atellanicos versus, ut tunc primum me etiam Vergilius offenderit. Lassus tamen cum aliquando desisset, adiecit Habinnas et "Nunquit, didicit, sed ego ad circulatores eum mittendo erudibam. Itaque parem non habet, sive muliones volet sive circulatores imitari. Desperatum valde ingeniosus est: idem sutor est, idem cocus, idem pistor, omnis Musae mancipium. Duo tamen vitia habet, quae si non haberet, esset omnium numerum: recutitus est et stertit. Nam quod strabonus est, non curo; sicut Venus spectat. Ideo nihil tacet, vix oculo mortuo unquam. Illum emi trecentis denariis. . ."
 
traduzione
 
68 Poco dopo Trimalcione ordina di servire il dessert, e i servi sparecchiano i tavoli e preparano dei nuovi coperti, spargendo per terra della segatura colorata di zafferano e di carminio e, cosa questa che non avevo mai visto, della polvere di mica. Subito Trimalcione attacca: ?Certo poteva bastare la prima portata. Invece c'? anche il dolce. E se di l? avete qualcosa di buono, allora portatelo?. Intanto uno schiavetto di Alessandria impegnato a servirci l'acqua calda comincia a imitare l'usignolo, con Trimalcione che ogni tanto gli grida: ?Cambia?. E allora ecco arrivare un altro numero. Un servo che era sdraiato ai piedi di Abinna, a un cenno direi del padrone, comincia a declamare ad alta voce: ?Intanto Enea era gi? in mare aperto con la flotta?. Un suono pi? duro e sgradevole io non l'avevo mai sentito: infatti quel tizio, oltre agli alti e bassi casuali nei toni e agli errori di pronuncia tipici di chi ? straniero, mescolava al testo dei versi di Atellana, tanto che per la prima volta in vita mia anche Virgilio mi fece venire il voltastomaco. Quando a un certo punto non ne poteva pi?, Abinna aggiunge: ?E pensare che a scuola non ci ha mai messo piede: sono stato io che per fargli imparare qualcosa lo mandavo dai suonatori ambulanti. Ed ? per questo che adesso ? una forza quando si mette a fare il verso ai mulattieri e ai suonatori ambulanti. E poi ? un talento nato: sa fare il sarto, il cuoco, il pasticciere, un drago in tutti i mestieri. Certo, due difetti ce l'ha, senn? sarebbe perfetto: ? circonciso e russa. Che poi sia strabico, non me ne importa: ha gli occhi come Venere. Per questo non sta mai zitto, e i suoi occhi sono sempre mobilissimi. L'ho pagato trecento denari...?.
 

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