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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 70
 
originale
 
[LXX] Necdum finieram sermonem, cum Trimalchio ait: "Ita crescam patrimonio, non corpore, ut ista cocus meus de porco fecit. Non potest esse pretiosior homo. Volueris, de vulva faciet piscem, de lardo palumbam, de perna turturem, de colaepio gallinam. Et ideo ingenio meo impositum est illi nomen bellissimum; nam Daedalus vocatur. Et quia bonam mentem habet, attuli illi Roma munus cultros Norico ferro." Quos statim iussit afferri, inspectosque miratus est. Etiam nobis potestatem fecit ut mucronem ad buccam probaremus. Subito intraverunt duo servi, tanquam qui rixam ad lacum fecissent; certe in collo adhuc amphoras habebant. Cum ergo Trimalchio ius inter litigantes diceret, neuter sententiam tulit decernentis, sed alterius amphoram fuste percussit. Consternati nos insolentia ebriorum intentavimus oculos in proeliantes, notavimusque ostrea pectinesque e gastris labentia, quae collecta puer lance circumtulit. Has lautitias aequavit ingeniosus cocus; in craticula enim argentea cocleas attulit et tremula taeterrimaque voce cantavit. Pudet referre quae secuntur: inaudito enim more pueri capillati attulerunt unguentum in argentea pelve pedesque recumbentium unxerunt, cum ante crura talosque corollis vinxissent. Hinc ex eodem unguento in vinarium atque lucernam aliquantum est infusum. Iam coeperat Fortunata velle saltare, iam Scintilla frequentius plaudebat quam loquebatur, cum Trimalchio: "Permitto, inquit, Philargyre et Cario, etsi prasinianus es famosus, dic et Menophilae, contubernali tuae, discumbat. "Quid multa? Paene de lectis deiecti sumus, adeo totum triclinium familia occupaverat. Certe ego notavi super me positum cocum, qui de porco anserem fecerat, muria condimentisque fetentem. Nec contentus fuit recumbere, sed continuo Ephesum tragoedum coepit imitari et subinde dominum suum sponsione provocare si prasinus proximis circensibus primam palmam".
 
traduzione
 
70 Non avevo ancora finito di parlare, che Trimalcione riattacca: ?Possano tutte le mie ricchezze, e non la pancia, smettere di crescere, se non ? vero che per fare tutte queste cose il mio cuoco ha usato solo carne di porco! Bravi come lui non ce ne sono. Se solo lo volete, quello ? capace che con una vulva vi fa un pesce, con un pezzo di lardo un piccione, con un prosciutto una tortora e con un culatello una gallina. Ed ? per questo che io - ma sar? in gamba? - gli ho dato un nome bellissimo: l'ho chiamato Dedalo. Siccome poi ? davvero tanto in gamba, gli ho portato in dono da Roma dei coltelli in acciaio Norico?. Se li fa subito portare e, dopo averli scrutati per bene con aria soddisfatta, ce li passa per farcene provare l'affilatura sulla faccia. Tutto a un tratto entrano due servi, che sembrano reduci da una rissa alla fontana, perch? hanno ancora le anfore sulle spalle. Trimalcione si mette a fare il giudice tra i due litiganti, solo che quelli se ne fottono della sua decisione e cominciano a percuotere con un bastone l'uno l'anfora dell'altro. Colpiti dall'insolenza di quei due ubriachi, li stavamo guardando a bocca aperta mentre si scazzottavano, quando notiamo che le anfore rotte seminano in giro patelle e ostriche, subito raccattate da uno schiavetto che ce le viene a servire in un piatto. Quel cuoco ingegnoso non ? per? da meno quanto a finezze e ci serve delle lumache su una graticola d'argento, mettendosi poi a cantare un motivetto con una voce tremula e cavernosa. A raccontare il seguito mi vergogno quasi: come non mi era mai successo prima, due ragazzi con delle teste di capelli cos? portano dell'olio profumato in un catino d'argento e ungono i piedi ai commensali, legandone poi le gambe e le caviglie con coroncine di fiori. Quel che resta di quell'olio profumato lo versano poi dentro la lampada e nel contenitore del vino. Fortunata aveva gi? voglia di fare due salti, e Scintilla pi? che parlare riusciva solo a battere le mani, quando Trimalcione disse: ?Vi concedo di venirvi a sedere qui al mio tavolo, a te Filargiro, e pure a te Carione e a Menofila, la tua signora, anche se sei un Verde malfamato?. E cos'altro ci mancava? Per poco non ci cacciano gi? dai triclin?, tanto la servit? aveva invaso la sala da pranzo. Certo ? che mi trovo spaparanzato addosso il cuoco che aveva trasformato il porco in anatra e che feteva di sughetti e salamoia. E come se non gli bastasse di essere l? a tavola, il tipo attacca a fare il verso a Efeso, l'attore tragico, e addirittura a stuzzicare il padrone con questa scommessa: ?Nei prossimi giochi al Circo, la palma va ai Verdi!?.
 

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