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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 71
 
originale
 
[LXXI] Diffusus hac contentione Trimalchio: "Amici, inquit, et servi homines sunt et aeque unum lactem biberunt, etiam si illos malus fatus oppresserit. Tamen me salvo cito aquam liberam gustabunt. Ad summam, omnes illos in testamento meo manu mitto. Philargyro etiam fundum lego et contubernalem suam, Carioni quoque insulam et vicesimam et lectum stratum. Nam Fortunatam meam heredem facio, et commendo illam omnibus amicis meis. Et haec ideo omnia publico, ut familia mea iam nunc sic me amet tanquam mortuum". Gratias agere omnes indulgentiae coeperant domini, cum ille oblitus nugarum exemplar testamenti iussit afferri et totum a primo ad ultimum ingemescente familia recitavit. Respiciens deinde Habinnam: "Quid dicis, inquit, amice carissime? Aedificas monumentum meum quemadmodum te iussi? Valde te rogo, ut secundum pedes statuae meae catellam pingas et coronas et unguenta et Petraitis omnes pugnas, ut mihi contingat tuo beneficio post mortem vivere; praeterea ut sint in fronte pedes centum, in agrum pedes ducenti. Omne genus enim poma volo sint circa cineres meos, et vinearum largiter. Valde enim falsum est vivo quidem domos cultas esse, non curari eas, ubi diutius nobis habitandum est. Et ideo ante omnia adici volo: HOC MONUMENTUM HEREDEM NON SEQUATUR. Ceterum erit mihi curae, ut testamento caveam ne mortuus iniuriam accipiam. Praeponam enim unum ex libertis sepulchro meo custodiae causa, ne in monumentum meum populus cacatum currat. Te rogo, ut naves etiam monumenti mei facias plenis velis euntes, et me in tribunali sedentem praetextatum cum anulis aureis quinque et nummos in publico de sacculo effundentem; scis enim, quod epulum dedi binos denarios. Faciatur, si tibi videtur, et triclinia. Facies et totum populum sibi suaviter facientem. Ad dexteram meam pones statuam Fortunatae meae columbam tenentem, et catellam cingulo alligatam ducat, et cicaronem meum, et amphoras copiosas gypsatas, ne effluant vinum. Et urnam licet fractam sculpas, et super eam puerum plorantem. Horologium in medio, ut quisquis horas inspiciet, velit nolit, nomen meum legat. Inscriptio quoque vide diligenter si haec satis idonea tibi videtur: C. POMPEIVS TRIMALCHIO MAECENATIANVS HIC REQVIESCIT HVIC SEVIRATVS ABSENTI DECRETVS EST CVM POSSET IN OMNIBVS DECVRIIS ROMAE ESSE TAMEN NOLVIT PIVS FORTIS FIDELIS EX PARVO CREVIT SESTERTIVM RELIQVIT TRECENTIES NEC VNQVAM PHILOSOPHVM AVDIVIT VALE ET TV "
 
traduzione
 
71 Eccitato da questa sfida, Trimalcione fa: ?Amici, anche gli schiavi sono uomini e hanno bevuto il nostro stesso latte, solo che poi il destino non gli ha detto bene. Ad ogni modo, presto berranno l'acqua della libert?, com'? vero che io sono ancora al mondo. Insomma, nel mio testamento io li affranco tutti. A Filargiro gli lascio pure un pezzo di terra e la sua donna, a Carione un palazzo intero, i soldi per pagarsi la tassa del riscatto e un letto gi? belle che pronto. Erede universale nomino invece la mia Fortunata e la raccomando a tutti i miei amici. E tutte queste disposizioni le rendo pubbliche proprio perch? l'intera casa cominci ad amarmi adesso come se fossi gi? morto?. Tutti avevano gi? attaccato a ringraziare il padrone di tanta gentilezza, quando lui, lasciando perdere le ciance, ordina che gli portino una copia del testamento e lo legge da cima a fondo, mentre tutta la servit? singhiozza in sottofondo. Poi, rivolgendosi ad Abinna, gli fa: ?E tu che ne dici, caro amico mio? Me lo stai costruendo, vero, il mio monumento sepolcrale come t'ho chiesto io? Ma soprattutto ti raccomando di scolpire ai piedi della mia statua la cagnetta, delle corone, dei vasi di fiori e in pi? tutti i combattimenti di Petraite, cos? che per merito tuo io possa vivere anche dopo la morte. E provvedi a che la tomba sia larga trenta metri e lunga sessanta. Poi voglio che intorno alle mie ossa ci siano frutti di ogni tipo e viti in abbondanza. Infatti mi sembra una vera assurdit? avere case eleganti quando si ? vivi, e non curarsi affatto di quella in cui ci tocca vivere pi? a lungo. Ed ? proprio per questo che voglio, prima di ogni altra cosa, che sulla mia tomba ci sia scritto: "Questo sepolcro non passi agli eredi". In pi?, col testamento mi regoler? in modo che nessuno mi possa offendere da morto. Cos? dar? disposizioni che a guardia del sepolcro ci sia sempre uno dei miei liberti, per evitare che la gente vada a cacarci sopra. Mi raccomando, poi, di scolpirci nel mio mausoleo... anche le navi con le vele al vento, e me che me ne sto seduto in tribunale con la pretesta addosso e cinque anelli al dito, nell'atto di distribuire soldi al popolo da una sacca. Lo sai benissimo che una volta ho offerto un banchetto da due denari a testa. Se poi ti garba, mettici pure dei triclini pieni zeppi di gente che se la spassa. Alla mia destra colloca per? la statua della mia Fortunata con in mano una colomba e la cagnetta al guinzaglio, e pure il mio tesoro e tante anfore ben sigillate che il vino non esca fuori. Se ti va, ci puoi anche scolpire un'urna rotta con un ragazzino che ci piange sopra. Poi nel mezzo mettici un orologio, cos? che chiunque voglia leggere l'ora, legga volente o nolente il mio nome. Per l'iscrizione, dimmi un po' cosa te ne pare di questa: "Qui riposa G. Pompeo Trimalcione Mecenaziano. Gli decretarono il sevirato mentre lui era assente. Pur potendo far parte di qualsiasi decuria di Roma, non lo volle. Devoto, forte, leale, anche se venuto su dal nulla, lasci? trenta milioni di sesterzi, senza mai dare ascolto a un filosofo. Salute". "Anche a te"?.
 

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