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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Petronio
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Satiricon, 72
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originale
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[LXXII] Haec ut dixit Trimalchio, flere coepit ubertim. Flebat et Fortunata, flebat et Habinnas, tota denique familia, tanquam in funus rogata, lamentatione triclinium implevit. Immo iam coeperam etiam ego plorare, cum Trimalchio: "Ergo, inquit, cum sciamus nos morituros esse, quare non vivamus? Sic nos felices videam, coniciamus nos in balneum, meo periculo, non paenitebit. Sic calet tanquam furnus. -- Vero, vero, inquit Habinnas, de una die duas facere, nihil malo "; nudisque consurrexit pedibus et Trimalchionem gaudentem subsequi.
Ego respiciens ad Ascylton: "Quid cogitas? inquam, ego enim si videro balneum, statim expirabo. -- Assentemur, ait ille, et dum illi balneum petunt, nos in turba exeamus".
Cum haec placuissent, ducente per porticum Gitone ad ianuam venimus, ubi canis catenarius tanto nos tumultu excepit, ut Ascyltos etiam in piscinam ceciderit. Nec non ego quoque ebrius, qui etiam pictum timueram canem, dum natanti opem fero, in eundem gurgitem tractus sum. Servavit nos tamen atriensis, qui interventu suo et canem placavit et nos trementes extraxit in siccum. At Giton quidem iam dudum servatione acutissima redemerat a cane: quicquid enim a nobis acceperat de cena, latranti sparserat, et ille avocatus cibo furorem suppresserat. Ceterum cum algentes utique petissemus ab atriense ut nos extra ianuam emitteret: "Erras, inquit, si putas te exire hac posse, qua venisti. Nemo unquam convivarum per eandem ianuam emissus est; alia intrant, alia exeunt."
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traduzione
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72 Detto questo, Trimalcione attacca a piangere come una fontana. Piangeva Fortunata, piangeva anche Abinna, e alla fine piangeva anche tutta la servit?, riempiendo di singhiozzi l'intera sala, come se stessero seguendo un funerale. E stavo per scoppiare in lacrime anch'io, quando Trimalcione disse: ?Ma allora, visto che sappiamo benissimo di dover morire, perch? nel frattempo non pensiamo un po' a vivere? Su, d?i, che vi voglio vedere tutti felici. Andiamoci a fare un bel bagno. Fidatevi di me e non ve ne pentirete: ? caldo come un forno?. ?Giusto, giusto? esclama Abinna, ?dobbiamo vivere un giorno come se fosse due. Cos? mi piace?. E salta su a piedi scalzi, per seguire Trimalcione che gongolava.
Io mi giro verso Ascilto e lo apostrofo: ?Che ne dici? Io se solo vedo il bagno, ci resto secco sul colpo?. ?Diciamo di s?? mi risponde, ?e mentre quelli se ne vanno al bagno, noi ce la battiamo nel mucchio?. Approviamo l'idea e, scortati da Gitone lungo il portico, guadagniamo l'uscita, dove per? un cane alla catena ci accoglie con tali latrati che Ascilto finisce a gambe all'aria nell'acqua della vasca. Anch'io, che quanto a ubriachezza non ero da meno e che prima mi ero spaventato persino di fronte al cane dipinto sulla parete, finisco in acqua mentre cerco di dare una mano ad Ascilto che annaspa nell'acqua. A salvarci ? il portinaio che col suo intervento mette a tacere il cane e riesce a tirarci in secco tutti tremanti. Gitone, nel frattempo, se l'era cavata alla grande col cane, buttando alla bestia latrante tutti gli avanzi della cena che noi gli avevamo affidato: e il cane si era ammansito, attratto dal cibo. Ma quando, tutti intirizziti, chiediamo al portinaio di farci sgusciare fuori, quello replica: ?Grosso errore se credete di potervene andare dalla porta attraverso la quale siete entrati. Nessun invitato ? mai passato dallo stesso ingresso: da una parte si entra, e da un'altra si esce?.
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