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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 83
 
originale
 
[LXXXIII] In pinacothecam perveni vario genere tabularum mirabilem. Nam et Zeuxidos manus vidi nondum vetustatis iniuria victas, et Protogenis rudimenta cum ipsius naturae veritate certantia non sine quodam horrore tractavi. Jam vero Apellis quam Graeci mon(kthmon appellant, etiam adoravi. Tanta enim subtilitate extremitates imaginum erant ad similitudinem praecisae, ut crederes etiam animorum esse picturam. Hinc aquila ferebat caelo sublimis Idaeum, illinc candidus Hylas repellebat improbam Naida. Damnabat Apollo noxias manus lyramque resolutam modo nato flore honorabat. Inter quos etiam pictorum amantium vultus tanquam in solitudine exclamavi: "Ergo amor etiam deos tangit. Iuppiter in caelo suo non invenit quod diligeret, sed peccaturus in terris nemini tamen iniuriam fecit. Hylan Nympha praedata temperasset amori suo, si venturum ad interdictum Herculem credidisset. Apollo pueri umbram revocavit in florem, et omnes fabulae quoque sine aemulo habuerunt complexus. At ego in societatem recepi hospitem Lycurgo crudeliorem." Ecce autem, ego dum cum ventis litigo, intravit pinacothecam senex canus, exercitati vultus et qui videretur nescio quid magnum promittere, sed cultu non proinde speciosus, ut facile appareret eum hac nota litteratum esse, quos odisse divites solent. Is ergo ad latus constitit meum. "Ego, inquit, poeta sum et, ut spero, non humillimi spiritus, si modo coronis aliquid credendum est, quas etiam ad imperitos deferre gratia solet. 'Quare ergo, inquis, tam male vestitus es?' Propter hoc ipsum. Amor ingenii neminem unquam divitem fecit. "Qui pelago credit, magno se fenore tollit; qui pugnas et castra petit, praecingitur auro; vilis adulator picto iacet ebrius ostro, et qui sollicitat nuptas, ad praemia peccat. Sola pruinosis horret facundia pannis, atque inopi lingua desertas invocat artes.
 
traduzione
 
83 Arrivo in una splendida pinacoteca piena di quadri di ogni tipo. Vedo infatti opere di Zeusi non ancora intaccate dall'usura del tempo, e non senza un brivido sfioro degli schizzi di Protogene che quanto a realismo gareggiavano con la natura stessa. Inoltre contemplo di Apelle uno di quelli che i Greci chiamano monocn?mi. I contorni delle umane erano tratteggiati con una naturalezza e una precisione tali che si sarebbe potuto dire ci fossero dipinte dentro anche le anime. Da una parte un'aquila rapiva Ganimede trascinandolo in cielo, dall'altra l'ingenuo Ila respingeva una Naiade priva di ritegno, e Apollo imprecava contro le sue mani colpevoli, mettendo sulla allentata lira un fiore appena sbocciato. In mezzo a tutte quelle scene con al centro l'amore, salto su a dire, come se fossi stato da solo in pieno deserto: ?Ma allora l'amore colpisce anche gli d?i! Siccome Giove non trovava in cielo quel che gli andava a genio, se n'? sceso a peccare sulla terra, senza per? far dei torti a nessuno. La ninfa che rap? Ila avrebbe frenato la propria febbre d'amore, se solo avesse saputo che Eracle sarebbe venuto a lamentarsi da lei. Apollo fa rivivere in un fiore l'ombra del suo diletto. Anche tutti gli altri miti del passato raccontano storie di amori non corrisposti. Io, invece, mi sono andato a mettere con un socio pi? crudele di Licurgo?. Mentre son l? che me la prendo con l'aria, entra nella pinacoteca un vecchio coi capelli tutti bianchi, la faccia tirata, e che sembrava promettere chiss? cosa, anche se i suoi vestiti non erano proprio eleganti, che si capiva benissimo era uno di quegli intellettuali che ai ricchi di solito non gli vanno gi?. Il tipo si viene a fermare accanto a me. * ?Sono un poeta? mi dice, ?e nemmeno, come mi auguro, da buttar via, per lo meno se si deve credere ai premi letterari, che adesso c'? il vizio di darli anche a cani e porci. "Ma allora" tu mi potresti chiedere "perch? vai in giro vestito a quel modo?". Ma proprio per questo: la passione per la cultura non ha mai reso ricco nessuno. Chi al mare s'affida, di guadagni si riempie; chi corre dietro guerre e battaglie, d'oro si cinge; il vile adulatore se ne sta sdraiato ubriaco sulla porpora, e chi attenta alle spose, trae profitto peccando. I retori solo tremano in poveri panni, e con voce debole invocano le arti abbandonate.
 

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