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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 95
 
originale
 
[XCV] Dum haec fabula inter amantes luditur, deversitor cum parte cenulae intervenit, contemplatusque foedissimam volutationem iacentium: "Rogo, inquit, ebrii estis, an fugitivi, an utrumque? Quis autem grabatum illum erexit, aut quid sibi vult tam furtiva molitio? Vos mehercules ne mercedem cellae daretis, fugere nocte in publicum voluistis. Sed non impune. Iam enim faxo sciatis non viduae hanc insulam esse sed Marci Mannicii". Exclamat Eumolpus: "Etiam minaris?"; simulque os hominis palma excussissima pulsat. Ille tot hospitum potionibus liber urceolum fictilem in Eumolpi caput iaculatus est, soluitque clamantis frontem, et de cella se proripuit, Eumolpus contumeliae impatiens rapit ligneum candelabrum, sequiturque abeuntem, et creberrimis ictibus supercilium suum vindicat. Fit concursus familiae hospitumque ebriorum frequentia. Ego autem nactus occasionem vindictae Eumolpum excludo, redditaque scordalo vice sine aemulo scilicet et cella utor et nocte. Interim coctores insulariique mulcant exclusum, et alius veru extis stridentibus plenum in oculos eius intentat, alius furca de carnario rapta statum proeliantis componit. Anus praecipue lippa, sordidissimo praecincta linteo, soleis ligneis imparibus imposita, canem ingentis magnitudinis catena trahit instigatque in Eumolpon. Sed ille candelabro se ab omni periculo vindicabat.
 
traduzione
 
95 Mentre era in corso questa sceneggiata da innamorati, entr? l'albergatore con una portata della cena e, vedendoci nel pieno di quell'avvitamento sfrontato di corpi sul pavimento, disse: ?Ma vi prego: siete ubriachi, evasi, o tutte e due le cose insieme? Chi ? che ha tirato su quel letto e che cosa significano tutti questi armeggi furtivi? Ci scommetterei che volevate svignarvela nel cuore della notte senza pagarmi la stanza! Ma non la passerete liscia, perch? vi far? vedere io che questa pensione ? di Marco Mannicio, e non di una vedova?. ?Anche le minacce, adesso?? salt? su Eumolpo, assestandogli un sonoro ceffone sulla faccia. Ma quello, che a forza di bicchierini scolati coi clienti era un po' andato, scaraventa un orcio di argilla sulla testa di Eumolpo, gliela spacca facendolo urlare dal dolore e quindi se la fila. Imbestialito da quell'affronto, Eumolpo afferra un candelabro di legno e si butta all'inseguimento, vendicandosi del sopracciglio a suon di legnate. Accorrono in massa i servi e i clienti ubriachi. Io allora, cogliendo la palla al balzo per prendermi la rivincita su Eumolpo, lo chiudo fuori rendendogli cos? pan per focaccia, e mi preparo a godermi la camera e la notte senza pi? rivali. Intanto i cuochi e i pensionanti se la prendono con quel disgraziato rimasto chiuso fuori: c'? chi gli vuole ficcare in un occhio uno spiedo ancora pieno di frattaglie sfrigolanti, e c'? chi invece gli si fa sotto minaccioso brandendo un gancio da macellaio. Pi? di tutti una vecchia cisposa, con addosso un grembiule sudicio e ai piedi due zoccoli spaiati, si fa avanti trascinando un enorme cane legato alla catena e lo aizza contro Eumolpo che, nel frattempo, si difende da tutti quegli assalti impugnando il candelabro.
 

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