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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Petronio
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Satiricon, 99
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originale
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[XCIX] EVMOLPVS: "Ego sic semper et ubique vixi, ut ultimam quamque lucem tanquam non redituram consumerem". <. . .>
Profusis ego lacrimis rogo quaesoque, ut mecum quoque redeat in gratiam: neque enim in amantium esse potestate furiosam aemulationem. Daturum tamen operam ne aut dicam aut faciam amplius, quo possit offendi. Tantum omnem scabitudinem animo tanquam bonarum artium magister deleret sine cicatrice." Incultis asperisque regionibus diutius nives haerent, ast ubi aratro domefacta tellus nitet, dum loqueris, levis pruina dilabitur. Similiter in pectoribus ira considit: feras quidem mentes obsidet, eruditas praelabitur. -- Vt scias, inquit Eumolpus, verum esse quod dicis, ecce etiam osculo iram finio. Itaque, quod bene eveniat, expedite sarcinulas et vel sequimini me vel, si mavultis, ducite". Adhuc loquebatur, cum crepuit ostium impulsum, stetitque in limine barbis horrentibus nauta et: "Moraris, inquit, Eumolpe, tanquam properandum ignores". Haud mora, omnes consurgimus, et Eumolpus quidem mercennarium suum iam olim dormientem exire cum sarcinis iubet. Ego cum Gitone quicquid erat in alutam compono, et adoratis sideribus intro navigium. <. . .>
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traduzione
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99 EUMOLPO. ?Sempre e dovunque io ho vissuto godendomi ogni giorno presente come se fosse l'ultimo e destinato a non tornare mai pi??.
*
In un mare di lacrime, lo prego e lo scongiuro di fare la pace anche con me, perch? quando si ama alla gelosia non c'? freno. Per altro gli prometto di non dire e non fare pi? nulla che potesse dargli fastidio. A patto per? che lui, da maestro di nobili discipline qual era, cancellasse dall'animo suo ogni traccia di rancore. ?Nei luoghi incolti e selvaggi la neve dura pi? a lungo, ma dove invece la terra risplende domata dall'aratro, la brina leggera si scioglie mentre parli. Stessa cosa fa l'ira che alberga nei nostri cuori: dura tenace nelle menti rozze, non si sofferma su quelle raffinate?. ?Perch? tu sappia com'? vero quel che dici? replic? Eumolpo, ?eccoti qua un bacio col quale metto fine alla collera. E ora, che il cielo ce la mandi buona, fate su le valigie e seguitemi o, se preferite, andate avanti voi?. Non aveva ancora finito di parlare, che la porta venne spalancata con una spallata e comparve sulla soglia un marinaio con un barbone ispido sulla faccia. ?Guarda, Eumolpo, che sei in ritardo? gli disse, ?come se non sapessi la fretta che abbiamo?. Allora ci alzammo tutti senza perdere un minuto di pi?, ed Eumolpo diede ordine al suo servo, che nel mentre si era appisolato, di incamminarsi con il bagaglio. Quanto a me, dopo aver sistemato insieme a Gitone i nostri straccetti in una sacca di pelle, raccomando l'anima alle stelle e salgo a bordo.
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