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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 101
 
originale
 
[CI] Intremui post hoc fulmen attonitus, iuguloque detecto: "Aliquando, inquam, totum me, Fortuna, vicisti!". Nam Giton quidem super pectus meum positus diu animam egit. Deinde ut effusus sudor utriusque spiritum revocavit, comprehendi Eumolpi genua et: "Miserere, inquam, morientium et pro consortio studiorum commoda manum; mors venit, quae nisi per te non licet potest esse pro munere". Inundatus hac Eumolpus invidia iurat per deos deasque se neque scire quid acciderit, nec ullum dolum malum consilio adhibuisse, sed mente simplicissima et vera fide in navigium comites induxisse, quo ipse iam pridem fuerit usurus." Quae autem hic insidiae sunt, inquit, aut quis nobiscum Hannibal navigat? Lichas Tarentinus, homo verecundissimus et non tantum huius navigii dominus, quod regit, sed fundorum etiam aliquot et familiae negotiantis, onus deferendum ad mercatum conducit. Hic est Cyclops ille et archipirata, cui vecturam debemus; et praeter hunc Tryphaena, omnium feminarum formosissima, quae voluptatis causa huc atque illuc vectatur. -- Hi sunt, inquit Giton, quos fugimus "; simulque raptim causas odiorum et instans periculum trepidanti Eumolpo exponit. Confusus ille et consilii egens iubet quemque suam sententiam promere, et: "Fingite, inquit, nos antrum Cyclopis intrasse. Quaerendum est aliquod effugium, nisi naufragium ponimus et omni nos periculo liberamus. -- Immo, inquit Giton, persuade gubernatori ut in aliquem portum navem deducat, non sine praemio scilicet, et affirma ei impatientem maris fratrem tuum in ultimis esse. Poteris hanc simulationem et vultus confusione et lacrimis obumbrare, ut misericordia permotus gubernator indulgeat tibi". Negavit hoc Eumolpus fieri posse, "quia magna, inquit, navigia portubus se curvatis insinuant, nec tam cito fratrem defecisse veri simile erit. Accedit his, quod forsitan Lichas officii causa visere languentem desiderabit. Vides, quam valde nobis expediat ultro dominum ad fugientes accersere. Sed finge navem ab ingenti posse cursu deflecti, et Licham non utique circuiturum aegrorum cubilia: quomodo possumus egredi nave, ut non conspiciamur a cunctis? opertis capitibus, an nudis? Opertis, et quis non dare manum languentibus volet? Nudis, et quid erit aliud quam se ipsos proscribere?
 
traduzione
 
101 Fulminato da quella notizia, mi misi a tremare tutto e, tirando fuori la testa dal cappuccio, dissi: ?Questa volta, o Fortuna, mi hai proprio annientato?. Gitone rimase invece a lungo con la testa appoggiata sul mio petto, come se fosse sul punto di rendere la bell'anima a dio. Quando poi un sudore copioso ci richiam? entrambi alla vita, io mi buttai ai piedi di Eumolpo e gli dissi: ?Abbi piet? di due cadaveri annunciati e, non fosse altro per la comune passione che abbiamo per le lettere, dammi una mano: siamo spacciati e, se la morte deve avvenire tramite tuo, finisce che ? pure un beneficio?. Sbalordito di fronte a questa antipatica insinuazione, Eumolpo giura su tutti gli d?i e le dee di non essere al corrente di nulla, di non averci voluto tendere alcun tipo di tranello, ma di averci fatti salire con le migliori intenzioni e in tutta buona fede su quella nave, dove gi? fin da prima aveva deciso di imbarcarsi. ?Ma di che razza di pericoli parlate? esclam? poi, ?e chi ? questo Annibale che viaggerebbe con noi? Lica di Taranto, uomo assolutamente a posto, non ? soltanto il comandante e il proprietario di questa nave, ma ha anche parecchi terreni e un'impresa di spedizioni, e ora sta trasportando un carico al mercato. ? questo il Ciclope e il pirata con patente cui noi dobbiamo il passaggio. Oltre a lui c'? poi Trifena, una delle donne pi? belle del mondo, che naviga per suo piacere un po' qua un po' l??. ?Ma ? proprio da questi due che noi vogliamo scappare?, rispose Gitone e tutto d'un fiato spieg? ad Eumolpo che lo ascoltava trepidante le ragioni del loro odio e il pericolo che incombeva sulle nostre teste. Ma lui, in preda alla confusione e a corto di idee com'era, sugger? che ciascuno di noi dicesse la sua. ?Fate finta? aggiunse ?che siamo finiti nell'antro del Ciclope. A meno di buttarci in mare e liberarci cos? di tutti i nostri guai, bisogna pure che troviamo una via d'uscita?. ?Potresti invece? intervenne Gitone ?convincere il pilota a fare scalo in qualche porto - ovviamente gli pagheremmo il favore -, magari raccontandogli che tuo fratello non resiste al mal di mare ed ? agli sgoccioli ormai. Riuscirai a rifilargli questa frottola se mostri un viso afflitto e ti vengono le lacrime agli occhi, in modo che il pilota si lasci prendere dalla compassione e ti accontenti?. Ma Eumolpo disse che una cosa del genere non era nemmeno pensabile, ?perch? le navi di grossa stazza? spieg? ?non possono entrare nei porti piccoli, e perch? alla storia del fratello che sta per andarsene l? su due piedi ? difficile che ci si creda. Metti poi che Lica, per puro dovere d'ufficio, voglia dare un'occhiata al moribondo. In tal caso, sarebbe davvero un bel guadagno far venire qui il comandante proprio mentre tentiamo di svignarcela. Ammesso e concesso poi che la nave possa cambiare rotta deviando nel corso di un viaggio tanto lungo e che Lica non vada a ispezionare l'infermeria, come pensi di poter lasciare la nave senza esser visti da tutti? Con la testa coperta, o forse scoperta? Uscendo con la testa coperta, chi non vorrebbe dare una mano a dei sofferenti? Optare invece per la testa nuda, cos'altro sarebbe se non denunciarci da soli??.
 

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