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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 121
 
originale
 
[CXXI] "Haec ubi dicta dedit, dextrae coniungere dextram conatus, rupto tellurem soluit hiatu. Tunc Fortuna levi defudit pectore voces: 'O genitor, cui Cocyti penetralia parent, si modo vera mihi fas est impune profari, vota tibi cedent; nec enim minor ira rebellat pectore in hoc leviorque exurit flamma medullas. Omnia, quae tribui Romanis arcibus, odi muneribusque meis irascor. Destruet istas idem, qui posuit, moles deus. Et mihi cordi quippe cremare viros et sanguine pascere luxum. Cerno equidem gemina iam stratos morte Philippos Thessaliaeque rogos et funera gentis Hiberae. Iam fragor armorum trepidantes personat aures, Et Libyae cerno tua, Nile, gementia claustra, Actiacosque sinus et Apollinis arma timentes. Pande, age, terrarum sitientia regna tuarum atque animas accerse novas. Vix navita Porthmeus sufficiet simulacra virum traducere cumba; classe opus est. Tuque ingenti satiare ruina, pallida Tisiphone, concisaque vulnera mande: ad Stygios manes laceratus ducitur orbis.'
 
traduzione
 
121 Disse cos?, e volendo alla destra unire la destra, col gesto squarci? la terra aprendovi un baratro enorme. Allora la sorte dal cuore volubile parl? queste parole: "O padre, cui ottemperano gli antri segreti del Cocito, se impunemente m'? dato svelare i destini veraci, i tuoi voti saranno esauditi. Nel petto mi si agita un'ira non minore, n? fiamma pi? lieve le viscere m'arde. Tutto ci? che io ho dato alla rocca di Roma lo odio, e la rabbia mi rode a quei doni. Ma il dio che cre? tale mole, la schianter? lui stesso. Perch? anch'io sento in cuore la brama di cremare le salme e saziarmi di un'orgia di sangue. Gi? io vedo Filippi ricoperta due volte di morte, e le pire in Tessaglia e i lutti del popolo ispano. Gi? il fragore delle armi mi introna le orecchie ferventi. E gi? vedo, o Nilo, risuonare la tua fortezza di Libia, e la punta di Azio e i guerrieri atterriti dalle frecce di Apollo. Ors?, dunque, spalanca del tuo regno i confini assetati e anime nuove richiama. A stento il nocchiero del fiume traghettare potr? sulla barca tutte le ombre dei morti: di una flotta avrebbe bisogno. Ma tu saziati in tanta rovina, o Tisifone pallida, e lecca le aperte ferite: il mondo straziato tra i morti ? sospinto allo Stige".
 

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