LETTERATURA torna alla homepage
PRECICERONIANA CICERONIANA AUGUSTEA IMPERIALE RISORSE
     
Ovidio


  Cerca







Progetto Ovidio - database

 

 


 torna alla pagina precedente
 passim precedente

autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 127
 
originale
 
[CXXVII] Delectata illa risit tam blandum, ut videretur mihi plenum os extra nubem luna proferre. Mox digitis gubernantibus vocem: "Si non fastidis, inquit, feminam ornatam et hoc primum anno virum expertam, concilio tibi, o iuvenis, sororem. Habes tu quidem et fratrem -- neque enim me piguit inquirere -- sed quid prohibet et sororem adoptare? Eoden gradu venio. Tu tantum dignare et meum osculum, cum libuerit, agnoscere. -- Immo, inquam, ego per formam tuam te rogo, ne fastidias hominem peregrinum inter cultores admittere. Invenies religiosum, si te adorari permiseris. Ac ne me iudices ad hoc templum Amoris gratis accedere, dono tibi fratrem meum. -- Quid? tu, inquit illa, donas mihi eum, sine quo non potes vivere, ex cuius osculo pendes, quem sic tu amas, quemadmodum ego te volo?" Haec ipsa cum diceret, tanta gratia conciliabat vocem loquentis, tam dulcis sonus pertemptatum mulcebat aera, ut putares inter auras canere Sirenum concordiam. Itaque miranti, et toto mihi caelo clarius nescio quid relucente, libuit deae nomen quaerere. "Ita, inquit, non dixit tibi ancilla mea Circen me vocari? Non sum quidem Solis progenies, nec mea mater, dum placet, labentis mundi cursum detinuit. Habebo tamen quod caelo imputem, si nos fata coniunxerint. Immo iam nescio quid tacitis cogitationibus deus agit. Nec sine causa Polyaenon Circe amat: semper inter haec nomina magna fax surgit. Sume ergo amplexum, si placet. Neque est quod curiosum aliquem extimescas: longe ab hoc loco frater est." Dixit haec Circe, implicitumque me brachiis mollioribus pluma deduxit in terram vario gramine indutam. Idaeo quales fudit de vertice flores Terra parens, cum se concesso iunxit amori Iuppiter et toto concepit pectore flammas: emicuere rosae violaeque et molle cyperon, albaque de viridi riserunt lilia prato: talis humus Venerem molles clamavit in herbas candidiorque dies secreto favit amori. In hoc gramine pariter compositi mille osculis lusimus quaerentes voluptatem robustam. <. . .>
 
traduzione
 
127 Estasiata dal mio madrigale, la donna sorrise in maniera cos? soave da sembrarmi la luna quando fa capolino da una nube con la sua faccia piena. Poi, accompagnando con gesti le parole, disse: ?Se non disdegni, o bel giovine, una donna di classe che quest'anno ha conosciuto per la prima volta l'uomo, io ti offro l'amore di una sorella. So che tu hai gi? un fratellino - lo ammetto, ho preso qualche informazione -, ma chi ti impedisce di adottare anche una sorella? A me basta stare sul suo stesso piano. Tu d?gnati solo, quando te ne vien voglia, di provare anche i miei di baci?. ?Anzi? replicai, ?sono io che ti scongiuro, in nome della tua bellezza, di voler ammettere tra i tuoi spasimanti uno straniero. Se ti lasci adorare, vedrai come sono devoto. E perch? tu non debba pensare che io voglia entrare gratis nel tempio d'Amore, accetta in dono il mio fratellino?. ?Ma come? replic? lei, ?mi regali questo bel ragazzino senza il quale non puoi vivere e dalle cui labbra pendi, questo qui che tu ami come io vorrei essere amata da te??. Mentre pronunciava queste parole, la sua voce era accompagnata da una tale grazia, e un suono cos? dolce carezzava l'aria, che sembrava di sentire nell'aria l'armonioso canto delle Sirene. E mentre ero l? in estasi che la contemplavo e tutto il cielo intorno brillava di un non so che di pi? splendente, volli sapere il nome di quella dea. ?E cos?? disse lei ?la mia ancella non ti ha detto che mi chiamo Circe? Ma non sono figlia del Sole, e mia madre non ferm?, a piacer suo, il corso del mondo. Eppure, se il destino vorr? vederci uniti, avr? lo stesso motivo di render grazie al cielo. Anzi, penso che un dio sia gi? all'opera con non so quali suoi taciti progetti. E non ? senza un motivo che Circe ama Polieno: da sempre tra questi due nomi divampa una grande passione. Avanti, se ne hai voglia prendimi pure, e non temere se qualcuno ci vede, perch? tanto il tuo fratellino non c'??. Cos? disse Circe e, abbracciandomi con quelle sue braccia morbide come la piuma, mi attir? a terra su un prato che era tutto colori. Come i fiori che in vetta dell'Ida cosparse la madre Terra, nel giorno in cui Giove si un? al suo legittimo amore e l'ardere delle fiamma sent? nel petto: brillarono le rose, le viole e il cipero dolce, e risero i bianchi gigli sul verde del prato: cos? ci invitava all'amplesso la terra su soffici erbe, e candido il giorno inneggiava all'amore segreto. Ugualmente avvinghiati in quel prato, ci divoravamo in un gioco di baci, nell'attesa del piacere pi? intenso.
 

aggiungi questa pagina ai preferiti aggiungi ai preferiti imposta progettovidio come pagina iniziale imposta come pagina iniziale  torna su

tutto il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti, ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski

  HOMEPAGE

  SEGNALA IL SITO

  FAQ 

ideatore, responsabile e content editor NUNZIO CASTALDI (bukowski)
powered by www.weben.it

Licenza Creative Commons
i contenuti di questo sito sono coperti da Licenza Creative Commons