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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 128
 
originale
 
[CXXVIIII] CIRCE AD POLYAENVM: "Quid est? inquit; numquid te osculum meum offendit? Numquid spiritus ieiunio marcet? Numquid alarum negligens sudor? Puto, si haec non sunt, numquid Gitona times?" Perfusus ego rubore manifesto etiam si quid habueram virium, perdidi, totoque corpore velut laxato: "Quaeso, inquam, regina, noli suggillare miserias. Veneficio contactus sum". <. . .> CIRCE: "Dic, Chrysis, sed verum: numquid indecens sum? Numquid incompta? numquid ab aliquo naturali vitio formam meam excaeco? Noli decipere dominam tuam. Nescio quid peccavimus." Rapuit deinde tacenti speculum, et postquam omnes vultus temptavit, quos solet inter amantes risus fingere, excussit vexatam solo vestem raptimque aedem Veneris intravit. Ego contra damnatus et quasi quodam visu in horrorem perductus interrogare animum meum coepi, an vera voluptate fraudatus essem. Nocte soporifera veluti cum somnia ludunt errantes oculos effossaque protulit aurum in lucem tellus: versat manus improba furtum thesaurosque rapit, sudor quoque perluit ora et mentem timor altus habet, ne forte gravatum excutiat gremium secreti conscius auri: mox ubi fugerunt elusam gaudia mentem veraque forma redit, animus, quod perdidit, optat atque in praeterita se totus imagine versat. <. . .> GITON AD ENCOLPION: "Itaque hoc nomine tibi gratias ago, quod me Socratica fide diligis. Non tam intactus Alcibiades in praeceptoris sui lecto iacuit".
 
traduzione
 
128 CIRCE A POLIENO. ?Ma cosa t'? preso?? sbott? a un tratto. ?Forse ti danno fastidio i miei baci? Non avr? per caso l'alito cattivo per colpa del digiuno? O del sudore rancido sotto le ascelle? Ma se non ? cos?, e lo credo, non sar? mica perch? hai paura di Gitone??. E io, tutto rosso in faccia per la vergogna, persi anche quel poco di forze che mi restavano, e col corpo che mi si afflosciava dissi: ?Non schernire, ti prego, o regina, le mie sventure: qui mi sa che sono vittima di una fattura?. * CIRCE. ?Criside, sii sincera, dimmi la verit?: sono brutta? Non sono vestita come si deve? C'? qualche difetto che offusca la mia bellezza? Non ingannare la tua padrona. Non lo so proprio in cosa ho sbagliato?. E dato che la ragazza non apriva bocca, le strapp? di mano uno specchio e, dopo aver provato tutte le espressioni che la gioia di solito disegna sui volti degli innamorati, si aggiust? un attimo il vestito spiegazzato dal contatto con la terra e poi si infil? in fretta e furia nel tempio di Venere. Io invece, con la faccia da condannato e i brividi dappertutto come se avessi visto un fantasma, cominciai a chiedermi se non ero stato defraudato del vero piacere. Cos?, nel sopore della notte, quando i sogni c'illudono gli occhi errabondi e la terra sventrata ci mostra alla luce dell'oro, rapace la mano soppesa il tesoro e lo rapisce, sul volto si spande il sudore, stringe il cuore la paura che possa qualcuno scoprire il segreto e ci strappi dal grembo il bottino. Quando poi l'illusione svanisce e al vero ritorna la mente, brama l'animo ci? che ha perduto, e nel sogno scomparso con tutti i suoi sensi s'aggira. * GITONE A ENCOLPIO. ?E cos? ti ringrazio davvero per questo tuo amore socratico che hai verso di me. Nemmeno Alcibiade dorm? cos? intatto nel letto del suo precettore?. *
 

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