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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Petronio
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Satiricon, 130
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originale
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[CXXX] "POLYAENOS CIRCAE SALVTEM. Fateor me, domina, saepe peccasse; nam et homo sum et adhuc iuvenis. Numquam tamen ante hunc diem usque ad mortem deliqui. Habes confitentem reum: quicquid iusseris, merui. Proditionem feci, hominem occidi, templum violavi: in haec facinora quaere supplicium. Sive occidere placet, ferro meo venio; sive verberibus contenta es, curro nudus ad dominam. Illud unum memento, non me sed instrumenta peccasse. Paratus miles arma non habui. Quis hoc turbaverit nescio. Forsitan animus antecessit corporis moram, forsitan dum omnia concupisco, voluptatem tempore consumpsi. Non invenio quod feci. Paralysin tamen cavere iubes: tanquam iam maior fieri possit, quae abstulit mihi per quod etiam te habere potui. Summa tamen excusationis meae haec est: placebo tibi, si me culpam emendare permiseris." Dimissa cum eiusmodi pollicitatione Chryside curavi diligentius noxiosissimum corpus, balneoque praeterito modica unctione usus, mox cibis validioribus pastus, id est bulbis cochlearumque sine iure cervicibus, hausi parcius merum. Hinc ante somnum levissima ambulatione compositus sine Gitone cubiculum intravi. Tanta erat placandi cura, ut timerem ne latus meum frater convelleret.
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traduzione
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130 ?Polieno a Circe: salve! Ti confesso, o mia regina, di aver peccato parecchio, ma sono un uomo e per giunta giovane. Prima di oggi per? non ero mai incappato in un peccato mortale. Eccoti qua davanti un reo confesso: qualunque sia il tuo verdetto, sar? meritato. Mi son macchiato di tradimento, ho ucciso un uomo e ho profanato un tempio: trova tu un adeguato castigo per questi misfatti. Se ritieni che io debba morire, verr? da te con la mia spada; se ti baster? farmi frustare, allora correr? nudo dalla mia regina. Ric?rdati per? di una cosa soltanto: non son stato io a fallire, ma l'arnese. Il soldato era pronto, sono state le armi a mancare. Chi abbia provocato il pasticcio, lo ignoro. Forse la smania interiore ha preso sul tempo gli indugi del corpo; o forse, volendoti tutta godere, ho sprecato il piacere prima del tempo. Non riesco a capire che diamine ho combinato. Mi dici poi di stare attento alla paralisi: come se ce ne fosse una ancora peggiore di questa, che mi ha impedito di farti mia. Eccoti per? il succo delle mie scuse: vedrai che sapr? soddisfarti, se solo mi darai modo di rimediare alla mia colpa?.
*
Dopo aver congedato Criside con questa promessa, mi presi cura con ogni attenzione di quello sciagurato mio corpo, iniziando col ricorrere a un leggero massaggio, invece del solito bagno. Poi buttai gi? della roba afrodisiaca, cio? cipolle e teste di lumaca senza salsa, con meno vino del solito. Poi, dopo aver fatto due passi, mi infiliai a letto senza Gitone. La voglia di far pace con Circe era cos? forte, da temere che il fratellino mi sfiorasse anche solo col fianco.
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