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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 137
 
originale
 
[CXXXVII] At illa complosis manibus: "Scelerate, inquit, etiam loqueris? Nescis quam magnum flagitium admiseris: occidisti Priapi delicias, anserem omnibus matronis acceptissimum. Itaque ne te putes nihil egisse; si magistratus hoc scierint, ibis in crucem. Polluisti sanguine domicilium meum ante hunc diem inviolatum, fecistique ut me, quisquis voluerit inimicus, sacerdotio pellat. -- Rogo, inquam, noli clamare: ego tibi pro ansere struthocamelum reddam." Dum haec me stupente in lectulo sedet anserisque fatum complorat, interim Proselenos cum impensa sacrificii venit, visoque ansere occiso sciscitata causam tristitiae, et ipsa flere vehementius coepit meique misereri, tanquam patrem meum, non publicum anserem, occidissem. Itaque taedio fatigatus: "Rogo, inquam, expiare manus pretio licet? <. . .>si vos provocassem, etiam si homicidium fecissem. Ecce duos aureos pono, unde possitis et deos et anseres emere.". Quos ut vidit Oenothea: "Ignosce, inquit, adulescens, sollicita sum tua causa. Amoris est hoc argumentum, non malignitatis. Itaque dabimus operam, ne quis sciat. Tu modo deos roga, ut illi facto tuo ignoscant." Quisquis habet nummos, secura naviget aura fortunamque suo temperet arbitrio. Vxorem ducat Danaen ipsumque licebit Acrisium iubeat credere quod Danaen. Carmina componat, declamet, concrepet omnes et peragat causas sitque Catone prior. Iurisconsultus 'parret, non parret' habeto, atque esto quicquid Servius et Labeo. Multa loquor: quod vis, nummis praesentibus opta, et veniet. Clausum possidet arca Iovem. <. . .> Infra manus meas camellam vini posuit et cum digitos pariter extensos porris apioque lustrasset, avellanas nuces cum precatione mersit in vinum. Et sive in summum redierant, sive subsderant, ex hoc coniecturam ducebat. Nec me fallebat inanes scilicet ac sine medulla ventosas nuces in summo umore consistere, graves autem et plenas integro fructu ad ima deferri. Recluso pectore extraxit fortissimum iecur et inde mihi futura praedixit. Immo, ne quod vestigium sceleris superesset, totum anserem laceratum verubus confixit, epulasque etiam lautas paulo ante, ut ipsa dicebat, perituro paravit. Volabant inter haec potiones meracae.
 
traduzione
 
137 Ma lei, battendo forte le mani, mi url?: ?Razza di criminale, e hai anche la faccia tosta di parlare? Tu non ti rendi mica conto di che infamia ti sei macchiato: hai ucciso la gioia di Priapo, un'oca che faceva impazzire tutte le signore. Non credere quindi che sia una cosa da poco, perch? se solo lo vengono a sapere i magistrati, finisci dritto sulla croce. Hai profanato col sangue la mia dimora fino a oggi inviolata, e hai fatto in modo che chiunque lo voglia fra i miei nemici possa farmi espellere dal sacerdozio?. * ?Per carit?? le dico io, ?non gridare: in cambio dell'oca ti far? avere uno struzzo?. * Mentre me ne sto l? imbambolato a fissarla seduta sul letto che continua a piangere per la morte dell'oca, entra Proseleno con la spesa fatta per il sacrificio e, vedendo l'oca uccisa e domandando le ragioni di tutto quello strazio, scoppia anche lei in calde lacrime e si mette a commiserare la mia sorte, come se avessi ucciso mio padre invece di un'oca qualunque. Alla fine, seccato da quella lagna, dico: ?Ditemi un po', non mi ? concesso espiare la colpa tirando fuori qualche soldo?... Manco se vi avessi insultato e mi fossi macchiato di un omicidio! Eccovi qua due belle monete d'oro, che ci potete comprare anche gli d?i insieme alle oche?. Appena Enotea vide la grana, disse: ?Scusami tanto, ragazzo mio: ? per te che mi preoccupo, non lo faccio mica per cattiveria, ma solo perch? ti voglio bene. Vedrai, sistemeremo tutto, che nessuno lo venga a sapere. Tu per? prega solo gli d?i che ti perdonino per la bella impresa che hai fatto. Veleggi col vento in poppa chi ha denaro, e regoli la sorte secondo il suo piacere. Se in moglie prende Danae, ad Acrisio persino far? credere quel che Danae ha creduto. Scriva versi, declami e lo applaudano tutti, e se cause discute, superi anche Catone. Se fa il giudice, abbia il "consta" e il "non consta", e sia almeno alla pari di Servio e Labeone. Ne ho gi? dette abbastanza: coi contanti ci? che vuoi te lo danno. Ogni scrigno ha dentro il suo Giove?. * Mi mise in mano una ciotola piena di vino e, dopo avermi pulito con porri e prezzemolo le dita della mano distese in avanti, immerse pregando delle nocciole nel vino. E a seconda che tornassero o meno a galla, lei tirava fuori il pronostico. Ma io capivo benissimo che a galla rimanevano le nocciole vuote e senza midollo (perch? dentro non avevano niente), mentre quelle piene e con il frutto intatto andavano gi?. * Dopo aver squartato l'oca, ne tir? fuori un fegato robustissimo, che le serv? per predirmi il futuro. Anzi, per evitare che rimanessero tracce del mio delitto, fece a pezzi tutta la bestia e, dopo averli infilati su spiedi, organizz? una cenetta non male, in onore proprio di quello che, a sentire lei, fino a un attimo prima era a un passo dal patibolo. Nel frattempo fioccavano uno dietro l'altro dei bei bicchieri di vino puro. *
 

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