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Ovidio


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autore
brano
 
Petronio
Satiricon, 138
 
originale
 
[CXXXVIII] Profert Oenothea scorteum fascinum, quod ut oleo et minuto pipere atque urticae trito circumdedit semine, paulatim coepit inserere ano meo. Hoc crudelissima anus spargit subinde umore femina mea. Nasturcii sucum cum habrotono miscet, perfusisque inguinibus meis, viridis urticae fascem comprehendit, omniaque infra umbilicum coepit lenta manu caedere. <. . .> Aniculae quamvis solutae mero ac libidine essent, eandem viam tentant et per aliquot vicos secutae fugientem "Prende furem!" clamant. Evasi tamen omnibus digitis inter praecipitem decursum cruentatis. <. . .> "Chrysis, quae priorem fortunam tuam oderat, hanc vel cum periculo capitis persequi destinat". <. . .> "Quid huic formae aut Ariadne habuit aut Leda simile? Quid contra hanc Helene, quid Venus posset? Ipse Paris, dearum libidinantium iudex, si hanc in comparatione vidisset tam petulantibus oculis, et Helenen huic donasset et deas. Saltem si permitteretur osculum capere, si illud caeleste ac divinum pectus amplecti, forsitan rediret hoc corpus ad vires et resipiscerent partes veneficio, credo, sopitae. Nec me contumeliae lassant: quod verberatus sum, nescio; quod eiectus sum, lusum puto. Modo redire in gratiam liceat".
 
traduzione
 
138 Enotea tira fuori un fallo di cuoio e, dopo averlo cosparso ben bene di olio, pepe in polvere e semi di ortica tritati, incomincia lentamente a infilarmelo nel didietro. Un attimo dopo la dannata vecchiaccia mi versa quello stesso intruglio tra le cosce. * Poi mescola succo di nasturzio con abrotono e, dopo avermi lavato i genitali con quella mistura, prende un fascio di ortiche verdi e comincia a frustarmi a ritmo lento dall'ombelico in gi?. * Le due vecchiette, belle che andate com'erano per il vino e la foia, mi si slanciano dietro e, inseguendomi gi? per un vicolo, gridavano: ?Al ladro! Al ladro!?. Per fortuna riuscii a seminarle, non senza per? essermi fatto venire le vesciche ai piedi per tutto quel correre a rompicollo. * ?Criside, che prima ti detestava per la condizione in cui versavi, ora che sei cos? ha deciso di averti anche a costo della vita?. * ?Ma Arianna e Leda che cosa ebbero di simile a questa bellezza? Che cosa avrebbe potuto, al suo confronto, Elena, che cosa Venere? Perfino Paride, che fece da giudice tra quelle dee infoiate, se nel pieno di quella gara avesse visto i suoi occhi che ammaliano, per lei avrebbe dato Elena e tutte le dee messe insieme. Ah, se mi riuscisse soltanto di strapparle un bacio, di stringere a me quel petto meraviglioso e divino, forse il mio fisico tornerebbe al vigore di un tempo, e risusciterebbe quella parte che mi hanno, credo, addormentato con un maleficio. Le umiliazioni subite non mi tolgono lo slancio: le bastonate che ho preso non me le ricordo neppure, se mi ha cacciato fuori lo ha fatto per scherzo. Se solo potessi rientrare nelle sue grazie!?. *
 

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