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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, I, 99
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originale
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[99] Nisi forte ne hoc quidem adtendis non modo in homine, sed etiam in arbore, quicquid supervacuaneum sit aut usum non habeat, obstare. Quam molestum est uno digito plus habere; quid ita? Quia nec speciem nec usum alium quinque desiderant. Tuus autem deus non digito uno redundat, sed capite, collo, cervicibus, lateribus, alvo, tergo, poplitibus, manibus, pedibus, feminibus, cruribus. Si ut inmortalis sit, quid haec ad vitam membra pertinent, quid ipsa facies? Magis illa, cerebrum, cor, pulmones, iecur: Haec enim sunt domicilia vitae; oris quidem habitus ad vitae firmitatem nihil pertinet.
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traduzione
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99. A meno che ti sfugga anche questo, che nell'uomo, esattamente come in un albero, tutto ci? che ? superfluo e
non ha una precisa funzione, costituisce un ostacolo. Cos?, per esempio, sarebbe una grossa seccatura avere un dito in
pi? dato che le nostre cinque dita non ne hanno punto bisogno ne in funzione estetica n? in funzione pratica. Eppure il
tuo dio di soverchio non ha solo un dito, ma anche una testa, un collo, le spalle, i fianchi, il ventre, il dorso, i talloni, le
mani, i piedi, i femori, le gambe! Se gli si vuol assicurare una vita immortale che cosa hanno a che fare le varie membra
con la vita? che c'entra l'aspetto esteriore? Se mai maggiore importanza avrebbero altre parti dei corpo come il cervello,
il cuore, i polmoni, il fegato. E' in questi organi che ha sede la vita: non sono certo le fattezze del viso a dare stabilit?
all'esistenza!
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