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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 4
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originale
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[4] Tum Lucilius "Ne egere quidem videtur" inquit "oratione prima pars. Quid enim potest esse tam apertum tamque perspicuum, cum caelum suspeximus caelestiaque contemplati sumus, quam esse aliquod numen praestantissimae mentis, quo haec regantur? Quod ni ita esset, qui potuisset adsensu omnium dicere Ennius "aspice hoc sublime candens, quem invocant omnes Iovem" -- illum vero et Iovem et dominatorem rerum et omnia motu regentem et, ut idem Ennius, "patrem divumque hominumque" et praesentem ac praepotentem deum? Quod qui dubitet, haud sane intellego, cur non idem, sol sit an nullus sit, dubitare possit;
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traduzione
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4. ? La prima questione - soggiunse allora Lucilio ? non ha neppure bisogno di essere trattata. Basta contemplare
il firmamento ed i corpi che vi si trovano perch? nulla risulti pi? chiaro ed evidente dell'esistenza di una volont?
governata da una suprema intelligenza che regola tutti questi fenomeni. Se non fosse cos? come avrebbero potuto
incontrate il generale consenso le parole di Ennio: ?contempla quest'essere che al di sopra di ogni altro rifulge, che tutti
invocano col nome di Giove ?, quel Giove che domina il mondo e che tutto regge col suo cenno, ? il padre degli d?i e
degli uomini ? per usare ancora le parole di Ennio, onnipresente ed onnipotente? Chi dubita di questa verit? non vedo
perch? non dovrebbe porre in dubbio l'esistenza stessa del sole
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