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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 11
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originale
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[11] tum Gracchus, ut e patre audiebam, incensus ira: "itane vero, ego non iustus, qui et consul rogavi et augur et auspicato? an vos Tusci ac barbari auspiciorum populi Romani ius tenetis et interpretes esse comitiorum potestis?" itaque tum illos exire iussit. post autem e provincia litteras ad collegium misit, se cum legeret libros recordatum esse vitio sibi tabernaculum captum fuisse hortos Scipionis, quod, cum pomerium postea intrasset habendi senatus causa, in redeundo cum idem pomerium transiret auspicari esset oblitus; itaque vitio creatos consules esse. augures rem ad senatum; senatus ut abdicarent consules; abdicaverunt. quae quaerimus exempla maiora: vir sapientissimus atque haud sciam an omnium praestantissimus peccatum suum, quod celari posset, confiteri maluit quam haerere in re publica religionem, consules summum imperium statim deponere quam id tenere punctum temporis contra religionem.
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traduzione
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11. A questo punto Gracco, come ho sentito raccontate da mio padre, preso dall'ira, sbott?: ? Ma davvero?
Dunque non era secondo le regole che io, console ed augure, presiedessi i comizi dopo aver preso gli auspici rituali! Voi
invece, razza di barbari venuti dall'Etruria, avete diritto di sentenziare in materia di auspici riguardanti il Popolo
Romano e di farvi arbitri della regolarit? dei nostri comizi ?.
E con queste parole ordin? che uscissero. In seguito per? invi? dalla provincia una lettera al collegio degli auguri
nella quale confessava di essersi ricordato, leggendo i libri augurali, di una irregolarit? commessa nel recarsi alla tenda
rituale posta negli orti di Scipione: dopo aver varcato una prima volta il pomerio per provvedere alla convocazione del
Senato, al ritorno, nel varcarlo di nuovo, aveva dimenticato di prendere gli auspici; l'elezione dei consoli non era stata
quindi regolamentare.
Gli auguri riferirono al Senato e il Senato invit? i consoli a dimettersi, il che essi fecero. Pu? darsi un esempio
pi? convincente di questo? Un uomo di estrema saggezza e, oserei dire, a tutti superiore, prefer? far pubblica
confessione di un suo errore, che avrebbe potuto rimanere celato, piuttosto che permettere che venisse meno nello Stato
il rispetto delle consuetudini religiose ed i consoli preferirono deporre la suprema carica piuttosto che conservarla anche
un solo istante contro la religione.
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