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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 12
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originale
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[12] magna augurum auctoritas; quid haruspicum ars nonne divina? Haec [et] innumerabilia ex eodem genere qui videat nonne cogatur confiteri deos esse? quorum enim interpretes sunt, eos ipsos esse certe necesse est; deorum autem interpretes sunt; deos igitur esse fateamur. At fortasse non omnia eveniunt, quae praedicta sunt. ne aegri quidem quia non omnes convalescunt, idcirco ars nulla medicina est. signa ostenduntur a dis rerum futurarum; in his si qui erraverunt, non deorum natura, sed hominum coniectura peccavit.
Itaque inter omnis omnium gentium summa constat; omnibus enim innatum est et in animo quasi inscriptum esse deos.
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traduzione
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12. Grande ? l'autorit? degli auguri. Ma che dire allora dell'arte degli aruspici? Non deriva forse dagli d?i? Basta
considerare gli episodi riferiti e i numerosissimi altri dello stesso genere per essere costretti ad ammettere l'esistenza
degli d?i. Debbono infatti esistere gli esseri di cui gli auguri sono interpreti : ma poich? essi sono interpreti proprio degli
d?i non ci resta che riconoscere che gli d?i esistono.
Si potr? forse obiettare che non tutte le predizioni si realizzano. Ma... non perch? tutti i malati guariscono, non per
questo non esiste la medicina. Gli d?i ci forniscono dei segni degli eventi futuri: se poi nell'interpretarli alcuni hanno
sbagliato l'errore non sta certo nella divinit?, bens? nell'interpretazione degli uomini.
C'? pertanto un sostanziale accordo fra gli uomini di tutte le nazioni, ch? in tutti ? innato e quasi scolpito
nell'intimo il concetto che esistono gli d?i.
Sulla loro natura c'? variet? di opinioni, ma nessuno ne nega l'esistenza.
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