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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 15
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originale
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[15] quartam causam esse eamque vel maximam aequabilitatem motus [constantissimamque] conversionem caeli, solis lunae siderumque omnium distinctionem, utilitatem, pulchritudinem, ordinem, quarum rerum aspectus ipse satis indicaret non esse ea fortuita: ut, si quis in domum aliquam aut in gymnasium aut in forum venerit, cum videat omnium rerum rationem, modum, disciplinam, non possit ea sine causa fieri iudicare, sed esse aliquem intellegat, qui praesit et cui pareatur, multo magis in tantis motionibus tantisque vicissitudinibus, tam multarum rerum atque tantarum ordinibus, in quibus nihil umquam inmensa et infinita vetustas mentita sit, statuat necesse est ab aliqua mente tantos naturae motus gubernari.
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traduzione
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15. La quarta ragione, la pi? importante di tutte, ce la fornirebbe la costante regolarit? con cui il cielo, il sole, la
luna compiono ciascuno il proprio moto di rivoluzione, la distribuzione degli astri tutti, nonch? i benefici effetti che ne
derivano, la bellezza dello spettacolo, l'ordine che vi regna: una visione che al solo contemplarla ci convince che non
pu? trattarsi di fenomeni casuali.
Prendiamo il caso di un uomo che entri in una casa, o in una scuola, o in un luogo di pubblica assemblea.
Osservando l'ordine, la regolarit?, la disciplina che vi regnano sar? impossibile per lui pensare che tutto ci? sia senza
una ragione ma ne dedurr? subito che c'? qualcuno che d? ordini e cui si ubbidisce. A maggior ragione di fronte a
movimenti cos? vasti e a vicende tanto imponenti che, per quanto ci si riporti nel remoto passato, non subirono mai la
minima deroga, non potr? fare a meno dal riconoscere che c'? un principio intelligente che regola la grandiosa dinamica
della natura.
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