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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 17
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originale
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[17] An vero, si domum magnam pulchramque videris, non possis adduci ut, etiam si dominum non videas, muribus illam et mustelis aedificatam putes: tantum ergo ornatum mundi, tantam varietatem pulchritudinemque rerum caelestium, tantam vim et magnitudinem maris atque terrarum si tuum ac non deorum inmortalium domicilium putes, nonne plane desipere videare? An ne hoc quidem intellegimus omnia supera esse meliora, terram autem esse infimam, quam crassissimus circumfundat aer: ut ob eam ipsam causam, quod etiam quibusdam regionibus atque urbibus contingere videmus, hebetiora ut sint hominum ingenia propter caeli pleniorem naturam, hoc idem generi humano evenerit, quod in terra hoc est in crassissima regione mundi conlocati sint.
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traduzione
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17. Sta di fatto che se tu entri in una casa grande e bella non puoi essere indotto a credere, pur non conoscendone
il padrone, che siano stati i topi e le faine a costruirla. Perch? allora non ti si dovrebbe considerare uno sciocco qualora
tu ritenessi come tua dimora e non degli d?i questo mondo cos? splendidamente adorno, questa volta celeste di cos?
varia ed intensa bellezza, queste sconfinate distese di mari e di terre?
Ma il peggio si ? che non riusciamo neppure a tenderci conto che tutto ci? che ? sopra di noi ? migliore di noi,
mentre la terra, circondata com'? da una densissima atmosfera, occupa l'ultimo posto; e lo stesso fenomeno che
constatiamo in determinate regioni e in determinate citt? i cui abitanti hanno capacit? intellettuali pi? limitate per la
maggiore densit? atmosferica, accade al genere umano nel suo insieme in quanto dimora sulla terra che ? la regione pi?
densa dell'universo.
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