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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 31
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originale
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[31]Atque etiam mundi ille fervor purior perlucidior mobiliorque multo ob easque causas aptior ad sensus commovendos quam hic noster calor, quo haec, quae nota nobis sunt, retinentur et vigent. absurdum igitur est dicere, cum homines bestiaeque hoc calore teneantur et propterea moveantur ac sentiant, mundum esse sine sensu, qui integro et libero et puro eodemque acerrimo et mobilissimo ardore teneatur, praesertim cum is ardor qui est mundi non agitatus ab alio neque externo pulsu sed per se ipse ac sua sponte moveatur; nam quid potest esse mundo valentius, quod pellat atque moveat calorem eum, quo ille teneatur.
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traduzione
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31. Analogamente anche quell'ardore che permea l'universo dovr? essere molto pi? puro, molto pi? luminoso,
molto pi? mobile e per ci? stesso molto pi? atto ad agire sui sensi di questo nostro calore in virt? del quale si
conservano nel pieno della loro forza vitale gli esseri a noi noti.
Se dunque gli uomini e gli animali sono posseduti da codesto calore e da esso ricevono movimento e sensibilit?,
? assurdo ritenere che il mondo sia privo della facolt? dei sensi specie se si considera che quell'ardore incontaminato,
libero, puro e perci? stesso estremamente penetrante e mobile di cui il mondo ? permeato e cui il mondo stesso
appartiene non riceve impulsi da forze estranee operanti dal di fuori ma si muove spontaneamente e per impulso suo
proprio. Infatti quale forza vi pu? essere superiore a quella dei mondo, capace di imprimere un movimento a quel calore
di cui esso ? permeato?
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