Cerca |
|
|
|
Progetto
Ovidio - database
|
|
|
|
autore
|
brano
|
|
Cicerone
|
De Natura Deorum, II, 40
|
|
originale
|
|
[40] Atque ea quidem tota esse ignea duorum sensuum testimonio confirmari Cleanthes putat, tactus et oculorum. nam solis calor et candor inlustrior est quam ullius ignis, quippe qui inmenso mundo tam longe lateque conluceat, et is eius tactus est, non ut tepefaciat solum, sed etiam saepe comburat, quorum neutrum faceret, nisi esset igneus. "ergo" inquit "cum sol igneus sit Oceanique alatur umoribus" (quia nullus ignis sine pastu aliquo possit permanere) "necesse est aut ei similis sit igni, quem adhibemus ad usum atque victum, aut ei, qui corporibus animantium continetur.
|
|
traduzione
|
|
40. E che le stelle siano totalmente costituite di fuoco risulterebbe, secondo Cleante, dalla testimonianza di due
organi dei senso, il tatto e la vista. Sta di fatto che il caldo splendore del sole supera quello di ogni altro fuoco come ?
naturale che avvenga per un corpo luminoso che diffonde per cos? largo spazio la sua luce nell'immensit? dell'universo
ed al tatto il suo calore non si limita a riscaldare ma brucia: effetti questi che non si verificherebbero se il sole non fosse
composto di fuoco. ? Se dunque il sole ? composto di fuoco - conclude a questo punto Cleante - ed e alimentato dai
vapori che esalano dall'Oceano (che nessun fuoco potrebbe conservarsi se non alimentato da qualche parte) bisogna che
quel fuoco sia simile o a quello d? cui noi ci serviamo di solito per le necessit? della vita o a quello contenuto negli
esseri viventi.
|
|
|
|
tutto
il materiale presente su questo sito è a libera disposizione di tutti,
ad uso didattico e personale, non profit/no copyright --- bukowski
|
|
|