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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 42
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originale
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[42] Cum igitur aliorum animantium ortus in terra sit, aliorum in aqua, in aere aliorum, absurdum esse Aristoteli videtur in ea parte, quae sit ad gignenda animantia aptissima, animal gigni nullum putare. sidera autem aetherium locum optinent; qui quoniam tenuissimus est et semper agitatur et viget, necesse est, quod animal in eo gignatur, id et sensu acerrumo et mobilitate celerrima esse. quare cum in aethere astra gignantur, consentaneum est in his sensum inesse et intellegentiam, ex quo efficitur in deorum numero astra esse ducenda. Etenim licet videre acutiora ingenia et ad intellegendum aptiora eorum, qui terras incolant eas, in quibus aer sit purus ac tenuis, quam illorum, qui utantur crasso caelo atque concreto.
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traduzione
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42. Aristotele poi, partendo dalla considerazione che la nascita di alcuni animali ha luogo sulla terra, di altri
nell'acqua e di altri ancora nell'aria, ritiene assurdo che nessun animale nasca in quella zona che ? la pi? adatta a
generare degli esseri viventi. Ma le stelle occupano proprio la zona dell'etere e poich? quest'ultimo ? di struttura
tenuissima e si muove con estrema rapidit?, ne consegue che un essere vivente nato in esso dovr? essere caratterizzato
da un'acutissima sensibilit? e da una estrema mobilit?. E' quindi ovvio che gli astri, essendo nati nell'etere, posseggono
sensibilit? ed intelligenza e che, conseguentemente, siano da annoverare fra gli d?i.
Inoltre possiamo constatare che in quelle zone in cui l'atmosfera ? pura e rarefatta abitano uomini di ingegno pi?
perspicace e di intuizione pi? pronta di coloro che respirano un'aria densa e pesante:
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