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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 43
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originale
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[43] quin etiam cibo, quo utare, interesse aliquid ad mentis aciem putant. probabile est igitur praestantem intellegentiam in sideribus esse, quae et aetheriam partem mundi incolant et marinis terrenisque umoribus longo intervallo extenuatis alantur. Sensum autem astrorum atque intellegentiam maxume declarat ordo eorum atque constantia (nihil est enim, quod ratione et numero moveri possit sine consilio), in quo nihil est temerarium, nihil varium, nihil fortuitum. ordo autem siderum et in omni aeternitate constantia neque naturam significat (est enim plena rationis) neque fortunam, quae amica varietati constantiam respuit. sequitur ergo, ut ipsa sua sponte, suo sensu ac divinitate moveantur.
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traduzione
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43. E' anzi opinione che persino il cibo di cui ci si nutre abbia qualche influsso sul grado di intelligenza. E' quindi
naturale che negli astri vi sia una intelligenza superiore visto che essi risiedono nella zona eterea del mondo e le
esalazioni marine e terrestri che li nutrono giungono loro assottigliate dalla lunga distanza.
E che vi sia sensibilit? ed intelligenza negli astri lo prova soprattutto l'ordine e la regolarit? dei loro movimenti in
cui nulla vi ? di casuale, nulla di mutevole, nulla di fortuito (senza un dis egno prestabilito, infatti, nulla pu? muoversi
secondo una legge ed un ritmo determinati). Inoltre il persistere attraverso un tempo illimitato di un rigoroso ordine nel
movimento degli astri non ? indice n? di un processo naturale (data la sua rigida razionalit?) n? di un effetto dei caso,
ch? quest'ultimo ama la variet? e respinge la regola. Ne consegue che gli astri si muovono di moto proprio e in virt?
della loro sensibilit? e della loro natura divina.
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