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Progetto
Ovidio - database
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autore
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 45
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originale
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[45] Restat, ut qualis eorum natura sit, consideremus; in quo nihil est difficilius quam a consuetudine oculorum aciem mentis abducere. ea difficultas induxit et vuIgo imperitos et similes philosophos imperitorum, ut nisi figuris hominum constitutis nihil possent de dis inmortalibus cogitare; cuius opinionis levitas onfutata a Cotta non desiderat orationem meam. Sed cum talem esse deum certa notione animi praesentiamus, primum ut sit aninmans, deinde ut in omni natura nihil eo sit praestantius, ad hanc praesensionem notionemque nostram nihil video quod potius accommodem quam ut primum hunc ipsum mundum, quo nihil excellentius fieri potest, animantem esse et deum iudicem.
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traduzione
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45. Resta da esaminare quale sia la natura degli d?i, un argomento a proposito del quale nulla ? pi? difficile che
astrarre gli occhi della mente dalla realt? visibile. Tale difficolt? ha fatto s? che le masse ignoranti e, filosofi della loro
stessa levatura non siano riusciti a pensare agli d?i se non rappresentandoli sotto sembianze umane. L'inconsistenza di
tale opinione ? gi? stata dimostrata da Cotta e non occorre che io aggiunga altro.
Tuttavia poich? noi sulla base di un preciso concetto possediamo una anticipata cognizione della divinit? come
essere vivente e come essere cui nessun altro pu? essere superiore in natura, mi sembra che nulla si adatti meglio a
codesto anticipato concetto dell'affermazione che questo stesso mondo di cui non vi pu? essere un altro pi? apprezzabile
sia ad un tempo vivente e divino.
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