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autore
brano
 
Cicerone
De Natura Deorum, II, 49
 
originale
 
[49] quae si bis bina quot essent didicisset Epicurus certe non diceret; sed dum palato quid sit optimum iudicat, 'caeli palatum', ut ait Ennius, non suspexit. Nam cum duo sint genera siderum, quorum alterum spatiis inmutabilibus ab ortu ad occasum commeans nullum umquam cursus sui vestigium infleclat, alterum autem continuas conversiones duas isdem spatiis cursibusque conficiat, ex utraque re et mundi volubilitas, quae nisi in globosa forma esse non posset, et stellarum rutundi ambitus cognoscuntur. Primusque sol, qui astrorum tenet principatum, ita movetur ut, cum terras larga luce compleverit, easdem modo his modo illis ex partibus opacet; ipsa enim umbra terrae soli officiens noctem efficit. nocturnorum autem spatiorum eadem est aequabilitas quae diurnorum. eiusdemque solis tum accessus modici tum recessus et frigoris et caloris modum temperant. circumitus enim solis orbium quinque et sexaginta et trecentorum quarta fere diei parte addita conversionem conficiunt annuam; inflectens autem sol cursum tum ad septem triones tum ad meridiem aestates et hiemes efficit et ea duo tempora, quorum alterum hiemi senescenti adiunctum est alterum aestati: ita ex quattuor temporum mutationibus omnium, quae terra marique gignuntur, initia causaeque ducuntur.
 
traduzione
 
49. Se Epicuro avesse saputo quanto fa due per due non direbbe simili sciocchezze; gli ? che mentre andava assaporando coi palato i cibi per stabilire quale fosse il migliore, non si prese cura di figgere gli occhi in quello che Ennio chiama ? il palato del cielo ?. Gli astri possono essere di due specie: i primi percorrono sempre la stessa orbita dal loro sorgere al loro tramonto e non subiscono deviazioni di sorta; gli altri compiono due ininterrotte rivoluzioni sempre seguendo l'identico percorso. Da ambedue queste constatazioni si ricava sia il moto rotatorio del cielo, che non pu? attuarsi se non nell'ambito di una figura sferica, sia le orbite circolari dei corpi celesti. Primo fra tutti il sole che esercita il suo dominio su tutti gli altri astri. il suo movimento ? tale che, dopo aver invaso le terre con un largo fiotto di luce, le avvolge nell'ombra or qua or l? in quanto ? la stessa terra che, opponendosi al sole, produce la notte. Perfettamente equilibrata ? la distribuzione delle ore diurne e di quelle notturne. I periodici avvicinamenti ed allontanamenti dei sole regolano la distribuzione del caldo e dei freddo. Il ciclo ? compiuto da 365 rivoluzioni pi? la quarta parte di un giorno; volgendo il suo corso ora a settentrione, ora a mezzogiorno, il sole determina le estati e gli inverni nonch? le due stagioni delle quali l'una fa seguito al senescente inverno, l'altra all'estate. Da tale alternanza traggono origine e ragion d'essere le creature generate per terra e per mare.
 

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