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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 54
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originale
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[54] Hanc igitur in stellis constantiam, hanc tantam tam variis cursibus in omni aeternitate convenientiam temporum non possum intellegere sine mente ratione consilio. quae cum in sideribus inesse videamus, non possumus ea ipsa non in deorum numero reponere.
Nec vero eae stellae, quae inerrantes vocantur, non significant eandem mentem atque prudentiam, quarum est cotidiana conveniens constansque conversio, nec habent aetherios cursus neque caelo inhaerentes, ut plerique dicunt physicae rationis ignari; non est enim aetheris ea natura, ut vi sua stellas conplexa contorqueat, nam tenuis ac perlucens et aequabili calore suffusus aether non satis aptus ad stellas continendas videtur;
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traduzione
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54. Questa regolarit? dei moti stellari, questa cos? puntuale ed armonica corrispondenza delle. varie orbite
percorse risultano per me incomprensibili se non si riconosce l'intervento di un'intelligenza che le predisponga secondo
princ?pi razionali. E poich? risulta che tale intelligenza risiede proprio nelle stelle, non possiamo fare a meno di
annoverare anch'esse fra gli d?i.
All'ammissione di un identico principio intelligente e saggio ci conduce la considerazione di quelle stelle che
chiamano fisse. Ogni giorno percorrono con perfetta regolarit? l'identica orbita, ma i loro movimenti non sono legati a
quelli dell'etere e i loro percorsi non risultano fissati alla volta del cielo, come ritiene la maggior parte degli indotti. La
consistenza dell'etere non ? tale da permettergli di ravvolgere e trascinare con s? le stelle: la scarsa densit?, la sua
trasparenza, la sua uniformit? di colore lo rendono inadatto a contenere le stelle fisse.
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