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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 59
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originale
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[59] Dictum est de universo mundo, dictum etiam est de sideribus, ut iam prope modum appareat multitudo nec cessantium deorum nec ea quae agant molientium cum labore operoso ac molesto. non enim venis et nervis et ossibus continentur nec his escis aut potionibus vescuntur, ut aut nimis acres aut nimis concretos umores colligant, nec is corporibus sunt ut casus aut ictus extimescant aut morbos metuant ex defetigatione membrorum, quae verens Epicurus monogrammos deos et nihil agentes commentus est. illi autem pulcherruma forma praediti purissimaque in regione caeli collocati ita feruntur moderanturque cursus, ut ad omnia conservanda et tuenda consensisse videantur.
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traduzione
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59. Si ? parlato del mondo nel suo insieme e si ? anche parlato degli astri, s? che dovrebbe ormai risultare
oltremodo chiaro che esiste un numero considerevole di d?i che, se non se ne stanno del tutto inattivi, neppure, per?,
svolgono la loro attivit? gravati da un lavoro debilitante e penoso. Gli ? che non sono composti di vene, di muscoli e di
ossa e non si nutrono dei nostri cibi e delle nostre bevande che rendono troppo agri o troppo densi gli umori. Per effetto
della loro consistenza corporea non hanno ragione di temere cadute, colpi o malattie dovute ad affaticamento fisico,
sono esenti cio? proprio da quei timori per ovviare ai quali Epicuro immagin? degli d?i offrenti solo una parvenza di
figura e del tutto inattivi.
Il loro aspetto risplende di una suprema bellezza e la loro dimora ? collocata nella zona pi? pura del cielo: dal
modo in cui compiono i loro movimenti e percorrono le loro orbite risulta evidente che tutto concorre in essi alla
conservazione ed alla tutela dell'universo.
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