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Progetto
Ovidio - database
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autore
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 62
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originale
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[62] Utilitatum igitur magnitudine constituti sunt ei di qui utilitates quasque gignebant, atque is quidem nominibus quae paulo ante dicta sunt quae vis sit in quoque declaratur deo.
Suscepit autem vita hominum consuetudoque communis ut beneficiis excellentis viros in caelum fama ac voluntate tollerent, hinc Hercules hinc Castor et Pollux hinc Aesculapius hinc Liber etiam (hunc dico Liberum Semela natum, non eum quem nostri maiores auguste sancteque Liberum cum Cerere et Libera consecraverunt, quod quale sit ex mysteriis intellegi potest; sed quod ex nobis natos liberos appellamus, idcirco Cerere nati nominati sunt Liber et Libera, quod in Libera servant, in Libero non item) -- hlnc etiam Romulum, quem quidam eundem esse Quirinum putant. quorum cum remanerent animi atque aeternitate fruerentur, rite di sunt habiti, cum et optimi essent et aeterni.
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traduzione
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62. In conclusione furono riconosciuti, in considerazione delle loro benemerenze, tutti gli d?i che si erano resi
autori di particolari benefici e i nomi di cui si ? appena detto stanno appunto ad indicare il potere da ciascuno di essi
esercitato.
Inoltre la comunit? umana adott? l'uso di elevare al cielo tutti coloro che si fossero distinti nel beneficare i loro
simili, sia a ci? indotti dalla fama da quelli raggiunta sia di propria spontanea iniziativa. Di qui l'introduzione di divinit?
quali Ercole, Castore, Polluce, Esculapio e lo stesso Libero (mi riferisco qui al dio omonimo figlio di Semele, non a
quel ? Libero ? che i nostri antenati venerarono con solennit? e devozione accanto a Cetere e a Libera) la cui
importanza cultuale ? ravvisabile nelle pratiche misteriche. In base alla considerazione che ? nostra consuetudine
chiamare ? liberi ? i figli nati da noi, Libero e Libera furono considerati figli di Cerere; il che vale per L?bera ma non
certo per Libero! Identica ? l'origine del dio Romolo, che alcuni ritengono sia da identificarsi con Quirino. In ogni caso
fu la sopravvivenza degli spiriti di codesti uomini ed il loro destino immortale che ne fece, nella comune opinione,
altrettante divinit? assommando essi in s? le prerogative dell'eternit? e della perfezione.
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