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autore
brano
 
Cicerone
De Natura Deorum, II, 64
 
originale
 
[64] physica ratio non inelegans inclusa est in impias fabulas. caelestem enim altissimam aetheriamque naturam id est igneam, quae per sese omnia gigneret, vacare voluerunt ea parte corporis quae coniunctione alterius egeret ad procreandum. Saturnum autem eum esse voluerunt qui cursum et conversionem spatiorum ac temporum contineret, qui deus Graece id ipsum nomen habet: KronoV enim dicitur, qui est idem cronoV id est spatium temporis. Saturnus autem est appellatus quod saturaretur annis; ex se enim natos comesse fingitur solitus, quia consumit aetas temporum spatia annisque praeteritis insaturabiliter expletur. vinctus autem a Iove, ne inmoderatos cursus haberet, atque ut eum siderum vinclis alligaret, sed ipse Iuppiter, id est iuvans pater, quem conversis casibus appellamus a iuvando Iovem, a poetis "pater divomque hominumque" dicitur, a maioribus autem nostris optumus maxumus, et quidem ante optimus id est beneficentissimus quam maximus, quia maius est certeque gratius prodesse omnibus quam opes magnas habere --
 
traduzione
 
64. si applic? a questi irrispettosi racconti un'interpretazione di tipo naturalistico non priva di acutezza: si ritenne cio? che quel mito stesse a significare che la sublime ed eterea sostanza, cio? il fuoco, di cui risultano costituiti gli d?i dei cielo e che tutto genera dal suo seno, manchi di quegli organi che, per procreare, abbisognano dell'unione con un altro essere. Saturno fu identificato col dio che regola i movimenti nello spazio e lo scorrere del tempo; il suo nome greco sta ad indicare proprio questo: Crono altro non ? se non una leggera variante di cronoV, il tempo. Quanto poi al nome Saturno deriva dal fatto che questo dio ? saturo di anni. La finzione che egli divorasse i propri figli sta a simboleggiare che il tempo distrugge i giorni che passano e fa degli anni trascorsi il suo nutrimento senza riuscire mai a saziarsi. Analogamente si immagin? che il figlio Giove lo mettesse in ceppi per evitare che si abbandonasse a movimenti disordinati e per conservarlo avvinto al moto degli astri. Il nostro Iuppiter al contrario, cio? il pater iuvans (che nei casi obliqui denominiamo semplicemente Iovem dal verbo iuvare) ? celebrato dai poeti come ?padre degli d?i e degli uomini ? e fu denominato dai nostri antenati ? ottimo massimo ?, anzi ? ottimo ? (cio? sommamente benevolo) prima ancora che ? massimo ?, essendo cosa assai pi? meritoria e gradita fare del bene a tutti che possedere molta potenza.
 

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