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autore
brano
 
Cicerone
De Natura Deorum, II, 65
 
originale
 
[65] hunc igitur Ennius, ut supra dixi, nuncupat ita dicens "aspice hoc sublime candens, quem invocant omnes Iovem" planius quam alio loco idem "cui quod in me est exsecrabor hoc quod lucet quicquid est"; hunc etiam augures nostri cum dicunt "Iove fulgente tonante": dicunt enim "caelo fulgente et tonante". Euripides autem ut multa praeclare sic hoc breviter: "vides sublime fusum immoderatum aethera, qui terram tenero circumiectu amplectitur: hunc summum habeto divum, hunc perhibeto Iovem".
 
traduzione
 
65. Ennio, come abbiamo avuto gi? occasione di ricordare, lo apostrofa con queste parole: ? contempla quest'astro che in alto rifulge e che tutti chiamano Giove ?, e in un altro passo, bench? meno espressamente, scrive: ? per quanto mi concerne maledir? quest'astro splendente, quale esso sia ?. A lui ? pure rivolta la formula sacrale dei nostri auguri: ? fulgendo e tonando Giove ?; con essa vogliono intendere: ? fulgendo e tonando il cielo ?. Euripide, infine, a parte gli altri numerosi squarci di altissima poesia, dedica a Giove anche questo breve passo: ? tu vedi l'etere che si estende su in alto per uno spazio incommensurabile / e che cinge del suo tenero abbraccio la terra: / lui devi considerare come dio supremo, lui invocare col nome di Giove ?.
 

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