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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 79
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originale
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[79] sequitur, ut eadem sit in is quae humano in genere ratio, eadem veritas utrobique sit eademque lex, quae est recti praeceptio pravique depulsio, ex quo intellegitur prudentiam quoque et mentem a deis ad homines pervenisse (ob eamque causam maiorum institutis Mens Fldes Virtus Concordia consecratae et publice dedicatae sunt; quae qui convenit penes deos esse negare, cum eorum augusta et sancta simulacra veneremur: quod si inest in hominum genere mens fides virtus concordia, unde haec in terram nisi ab superis defluere potuerunt?), cumque sint in nobis consilium ratio prudentia, necesse est deos haec ipsa habere maiora, nec habere solum, sed etiam his uti in maxumis et optumis rebus.
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traduzione
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79. Ne consegue che la loro facolt? razionale ? la stessa dell'uomo, identico ?, per gli d?i e per l'uomo, il criterio
di verit?, identica la legge morale che prescrive il bene e condanna il male. Se ne deduce che la prudenza e l'intelligenza
derivano all'uomo dagli d?i e che appunto per questo nelle istituzioni dei nostri maggiori, la mente, la fede, la virt?, la
concordia furono divinizzate e pubblicamente consacrate come divinit?.
Come negare, d'altronde, che gli d?i posseggono tali facolt? dal momento che ne veneriamo persino le maestose e
sacre immagini? E se ? vero che l'intelligenza, la fede, la virt? e la concordia albergano fra gli uomini, donde potranno
essere discese sulla terra se non dalle divine regioni del cielo? Certo si ? che la saggezza, la ragione, la prudenza che
sono in noi, gli d?i la posseggono in misura maggiore, e non si limitano a possederla ma ne fanno un uso assai pi?
esteso e proficuo;
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