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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 88
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originale
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[88] Quod si in Scythiam aut in Brittanniam sphaeram aliquis tulerit hanc, quam nuper familiaris noster effecit Posidonius, cuius singulae conversiones idem efficiunt in sole et in luna et in quinque stellis errantibus, quod efficitur in caelo singulis diebus et noctibus, quis in illa barbaria dubitet, quin ea sphaera sit perfecta rarione; hi autem dubitant de mundo, ex quo et oriuntur et fiunt omnia, casune ipse sit effectus aut necessitate aliqua an ratlone ac mente divina, et Archimedem arbitrantur plus valuisse in imitandis sphaerae conversionibus quam naturam in efficiendis; praesertim cum multis partibus sint illa perfecta quam haec simulata sollertius.
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traduzione
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88. Supponiamo che qualcuno rechi in Scizia o in Britannia la sfera costruita dal nostro amico Posidonio che
riproduce esattamente il moto diurno e notturno del sole, della luna e dei cinque pianeti : chi, pur in mezzo a cos? oscura
barbarie, esiterebbe a riconoscere in quella sfera un prodotto della ragione?
Eppure costoro restano ancora perplessi di fronte a codesto mondo da cui traggono origine e sussistenza gli esseri
tutti e continuano a chiedersi se esso sia il prodotto del caso e della necessit? o non piuttosto della ragione e
dell'intelligenza divina. Secondo loro sarebbe stato molto pi? abile Archimede nel riprodurre i moti celesti con la sua
sfera di quanto non lo sia stata la natura nel crearli, nonostante la maggiore perfezione di questi ultimi in pi? di un
particolare rispetto alla loro imitazione.
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