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autore
brano
 
Cicerone
De Natura Deorum, II, 92
 
originale
 
[92] Sed ad maiora redeamus. Ex aethere igitur innumerabiles flammae siderum exsistunt, quorum est princeps sol omnia clarissima luce conlustrans, multis partibus maior atque amplior quam terra universa, deinde reliqua sidera magnitudinibus inmensis. Atque hi tanti ignes tamque multi non modo nihil nocent terris rebusquc terrestribus, sed ita prosunt, ut, si moti loco sint, conflagrare terras necesse sit a tantis ardoribus moderatione et temperatione sublata.
 
traduzione
 
92. Ma torniamo al sodo. Dall'etere derivano dunque le innumeri fiammelle che alimentano gli astri. Fra essi il primo posto ? occupato dal sole che illumina ogni cosa con la sua fulgidissima luce e che ? di gran lunga pi? grande ed esteso della terra; seguono i rimanenti astri con le loro immense moli. E tutte queste masse infuocate, pur tanto grandi e numerose, non solo non arrecano nessun danno alla terra ed alle creature che la abitano ma tale ? la loro benefica azione che, se fossero rimosse dalla loro attuale posizione, le terre brucerebbero consunte da quel fuoco, una volta tolto di mezzo ogni controllo ed ogni freno.
 

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