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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 94
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originale
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[94] Isti autem quemadmodum adseverant ex corpusculis non colore, non qualitate aliqua (quam poioteta Graeci vocant), non sensu praeditis, sed concurrentibus temere atque casu mundum esse perfectum, vel innumerabiles potius in omni puncto temporis alios nasci, alios interire: quod si mundum efficere potest concursus atomorum, cur porticum cur templum cur domum cur urbem non potest, quae sunt minus operosa et multo quidem faciliora. Certe ita temere de mundo effuttiunt, ut mihi quidem numquam hunc admirabilem caeli ornatum (qui locus est proxumus) suspexisse videantur.
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traduzione
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94. Costoro invece continuano a sostenere che in seguito alla fortuita e casuale collisione di corpuscoli sprovvisti
di colore, di ogni qualit? (la poioteta dei Greci) e di ogni sensibilit? si costituirebbe il mondo, o, meglio, nascerebbe e
perirebbe ad ogni istante un numero illimitato di mondi; n? si vede perch?, se ? vero che codesto fortuito incontro di
atomi ? in grado di costruire il mondo, non dovrebbe anche riuscire ad edificare un porticato, un tempio, una casa od
una citt?: tutte opere, queste, che richiedono certo minore fatica e sono in molti casi di pi? agevole realizzazione. A
giudicare dal loro inconcludente vaniloquio si direbbe che non abbiano mai neppure rivolto gli occhi (e di qui partir? la
mia prossima argomentazione) al mirabile spettacolo del la volta celeste.
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