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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 95
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originale
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[95] Praeclare ergo Aristoteles 'Si essent', inquit, 'qui sub terra semper habitavissent bonis et inlustribus domiciliis, quae essent ornata signis atque picturis instructaque rebus his omnibus, quibus abundant i, qui beati putantur, nec tamen exissent umquam supra terram, accepissent autem fama et auditione esse quoddam numen et vim deorum, deinde aliquo tempore patefactis terrae faucibus ex illis abditis sedibus evadere in haec loca, quae nos incolimus, atque exire potuissent: cum repente terram et maria caelumque vidissent, nubium magnitudinem ventorumque vim cognovissent aspexissentque solem eiusque cum magnitudinem pulchritudinemque, tum etiam efficientiam cognovissent, quod is diem efficeret toto caelo luce diffusa, cum autem terras nox opacasset, tum caelum totum cernerent astris distinctum et ornatum lunaeque luminum varietatem tum crescentis, tum senescentis, eorumque omnium ortus et occasus atque in omni aeternitate ratos inmutabilesque cursus -- quae cum viderent, profecto et esse deos et haec tanta opera deorum esse arbitrarentur.'
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traduzione
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95. Molto a proposito scrive Aristotele: ?Immaginiamo che degli esseri siano sempre vissuti sotto la superficie
terrestre in accoglienti e lussuose dimore ornate di statue e di dipinti e fornite di tutti quegli agi che si, pensa rendano
l'uomo felice e supponiamo che pur non essendo mai saliti alla superficie abbiano appreso, per sentito dire, che
esisterebbe una volont? e una potenza divina,
se ad un certo momento, spalancatesi le fauci della terra, fosse loro concesso di abbandonare la loro recondita
dimora e di risalire verso le regioni che noi abitiamo uscendo alla luce, certamente essi, all'improvvisa vista della terra,
dei mari e del cielo, all'improvvisa rivelazione dell'estensione delle nubi e della potenza dei venti, di fronte allo
spettacolo del sole, della sua grandezza e della sua bellezza non disgiunte da una fattiva potenza in forza della quale
esso produce il giorno inondando il cielo con la sua luce;
di fronte alla visione del cielo che, al cadere delle tenebre sulla nostra terra, si cosparge ed adorna di stelle, della
luna e delle sue varie fasi ora crescenti ed ora decrescenti, del sorgere e del tramontare degli astri nonch? delle loro
orbite immutabili e fisse per sempre, certamente essi, dicevamo, concluderebbero che gli d?i esistono realmente e che
ad essi ? dovuta la realizzazione di opere si grandi ?.
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