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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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De Natura Deorum, II, 98
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originale
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[98] Licet enim iam remota subtilitate disputandi oculis quodam modo contemplari pulchritudinem rerum earum, quas divina providentia dicimus constitutas.
Ac principio terra universa cernatur locata in media sede mundi, solida er globosa et undique ipsa in sese nutibus suis conglobata, vestita floribus, herbis, arboribus, frugibus, quorum omnium incredibilis multitudo insatiabili varietate distinguitur. Adde huc fontum gelidas perennitates, liquores perlucidos amnium, riparum vestitus viridissimos, speluncarum concavas altitudines, saxorum asperitates, inpendentium montium altitudines inmensitatesque camporum; adde etiam reconditas auri argentique venas infinitimamque vim marmoris.
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traduzione
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98. Ma ? ormai tempo di mettere in un canto tutte le sottigliezze dialettiche e di contemplare in un certo qual
senso coi nostri occhi la bellezza di ci? che noi asseriamo predisposto dalla provvidenza divina.
Si consideri innanzitutto la terra nel suo complesso: collocata nel centro dell'universo essa si presenta
solidamente strutturata con quella caratteristica forma sferica conferitale dal gravitare di tutte le sue parti verso il centro.
La sua superficie ? interamente coperta di fiori, di erbe, di alberi e di messi la cui straordinaria fecondit? si articola in
un'inesauribile variet? di forme. Aggiungi la frescura delle fonti perenni, la trasparenza delle acque fluviali, il mantello
di un verde intensissimo che ne ricopre le rive, le ampie cavit? delle grotte, l'asprezza delle rupi, l'incombere imponente
delle alte cime montane, l'immensa distesa delle pianure; aggiungi anche i nascosti filoni d'oro e d'argento e le
inesauribili riserve di marmo.
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