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autore
brano
 
Cicerone
De Natura Deorum, II, 99
 
originale
 
[99] Quae vero et quam varia genera bestiarum vel cicurum vel ferarum, qui volucrium lapsus atque cantus, qui pecudum pastus, quae vita silvestrium. Quid iam de hominum genere dicam, qui quasi cultores terrae constituti non patiuntur eam nec inmanitate beluarum efferari nec stirpium asperitare vastari, quorumque operibus agri, insulae litoraque collucent distincta tectis et urbibus. Quae si, ut animis, sic oculis videre possemus, nemo cunctam intuens terram de divina rarione dubitaret.
 
traduzione
 
99. E quanta variet? nel mondo degli animali, siano essi domestici o selvatici! Di quali voli e di quali canti sono capaci gli uccelli! quali pascoli si offrono agli armenti! quale vita si agita nelle selve! E che dire poi della stirpe degli uomini? Quasi fossero stati espressamente investiti della missione di coltivare la terra non permettono che belve feroci la inselvatichiscano o che aspri rovi la desolino. Per opera loro le campagne, le isole e le coste offrono il vario e luminoso spettacolo delle case sparse e degli agglomeramenti urbani. Se noi potessimo vedere tutto ci? coi nostri occhi cosi come possiamo rappresentarcelo con la nostra fantasia nessuno dubiterebbe della ragione divina.
 

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