[104] quo spectaculo nihil potest admirabilius esse, nihil pulchrius. Sequitur stellarum inerrantium maxima multitudo, quarum ita descripta distinctio est, ut ex notarum figurarum similitudine nomina invenerint." Atque hoc loco me intuens "Utar", inquit, "carminibus Arateis, quae a te admodum adulescentulo conversa ita me delectant, quia Latina sunt, ut multa ex is memoria teneam. Ergo, ut oculis adsidue videmus, sine ulla mutatione aut varietate
'cetera labuntur celeri caelestia motu
cum caeloque simul noctesque diesque feruntur',
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104. uno spettacolo di cui nulla vi pu? essere di pi? meraviglioso, nulla di pi? bello. Segue la grandissima
moltitudine delle stelle fisse i cui raggruppamenti sono stati determinati in modo da essere denominati sulla base della
loro somiglianza con oggetti noti.
A questo punto rivolgendosi a me: ? Ricorrer? ? disse ? ai carmi di Arato servendomi della traduzione che tu
stesso ne hai fornito quand'eri ancora ragazzo. Tanto ? il piacere che quest'opera, proprio perch? resa in veste latina,
suole suscitare in me che ne ricordo parecchi brani a memoria. Sotto i nostri occhi senza alcun mutamento o variazione
?scorrono tutti i corpi celesti con celere moto mentre in cielo sempre s'alternano i giorni e le notti?
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