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Cicerone
De Natura Deorum, II, 114
 
originale
 
[114] Quem subsequens 'fervidus ille Canis stelarum luce' refulget. Post Lepus subsequitur 'curriculum numquam defesso corpore sedans. At Canis ad caudam serpens prolabitur Argo'. 'Hanc Aries tegit et squamoso corpore Pisces Fluminis inlustri tangentem corpore ripas. Quem longe 'serpentem' et manantem aspicies 'proceraque Vincla videbis, quae retinent Pisces caudarum a parte locata'. 'Inde Nepae cernes propter fulgentis acumen Aram, quam flatu permulcet spiritus austri.' Propter quae Centaurus 'cedit Equi partis properans subiungere Chelis. Hic dextram porgens, quadrupes qua vasta tenetur'. 'tendit et inlustrem truculentus cedit ad Aram. Hic sese infernis e partibus erigit Hydra', cuius longe corpus est fusum, 'in medioque sinu fulgens Cretera relucet. Extremam nitens plumato corpore Corvus rostro tundit, et hic Geminis est ille sub ipsis Ante Canem, Procyon Graio qui nomine fertur'.
 
traduzione
 
114. Subito dopo ? sfavilla fra gli astri l'ardente Canicola ? e quindi la Lepre ? si slancia instancabile in rapida corsa. Presso la coda del cane si snoda Argo strisciando all'ombra d'Ariete e dei Pesci dal corpo squamoso e sfiora col corpo fulgente le rive del Fiume ? di cui puoi scorgere in Iontananza il corso sinuoso. E ancora: ?E alle nel cielo scorger potrai le Catene che avvincono i Pesc? e ne serran la coda ? ? e sotto l'aculeo di Nepa fulgente risplende la luce dell'Ara che i miti soffi dell'Austro accarezzano ?. Nelle immediate vicinanze il Centauro ? muove i suoi passi: sovrastan le Chele la parte ferina. Tende la destra e raggiunge un grosso quadrupede e lo spinge all'Altare chiaro di luci e lo immola qual vittima e il sangue ne versa. Quivi l'Idra dai baratri emersa d'Averno si slancia ? e ricopre il Cielo col vasto corpo. ?Brilla nel mezzo del cerchio Cratera fulgente, il becco dei Corvo la sfiora librato sull'ali veloci; e innanzi al Cane e sotto i Gemelli si muove famoso l'astro che i Greci chiaman Procione e ne citano il nome ?.
 

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